(Adnkronos) – Odessa, la città del Mar Nero porto del granaio d’Europa, si prepara ad affrontare un’ulteriore emergenza. “La prossima settimana arriveranno circa 25 mln di tonnellate di grano, metà di questo nuovo raccolto è destinato all’Ucraina, il resto al mercato estero. Ma c’è il problema della conservazione: né Odessa, né gli altri due porti, Chernomorsk e Pivdeniy, hanno più silos adeguati e disponibili per la conservazione, in quanto già colmi di circa 20 milioni di tonnellate del vecchio grano destinato all’estero, ma invece ancora bloccato in Ucraina”. Ne parla con l’Adnkronos il vice sindaco di Odessa, Oleg Bryndak, che spiega:”La navigazione nel mar Nero non è sicura e non ci sono più silos attrezzati disponibili per conservare il nuovo grano in arrivo. Il problema immediato da risolvere è dove e come immagazzinarlo”. “Noi abbiamo sempre prodotto ed esportato. Ma adesso è impossibile farlo: Odessa, Chernomorsk e Pivdeniy sono minati anche lungo la linea costiera. E le navi cargo sono bersaglio del fuoco nemico”.
“Tre vascelli sono già stati colpiti dai russi – ricorda il vice sindaco – Anche se non abbiamo informazioni sui porti occupati, sappiamo che 70 navi commerciali sono bloccate nel Mar Nero, con gli equipaggi a bordo praticamente prigionieri dei russi”. In questo quadro drammatico tuttavia, almeno 20 mln di tonnellate di grano vanno esportate subito. “Non è possibile farlo su ferro, perché il nostro sistema ferroviario è dissimile da quello europeo e non in grado di trasportare simili quantitativi. L’unica via è il mare”. Temete un attacco dal mare contro Odessa? “Sì. Fortunatamente abbiamo un sistema anti missile efficiente che ieri ad esempio ha funzionato contro due attacchi russi”. Bryndak spiega che secondo gli esperti, il Cremlino mirerebbe ad occupare Odessa dalla Transistria, dal Mar Nero e da Mykolaiv, ad est. Così da bloccare anche i rapporti commerciali con l’Europa. Uno scenario in cui anche i forti interessi della cina non sono un deterrente: “Il personale diplomatico del consolato cinese ha lasciato Odessa o prima della guerra o allo scoppio dei combattimenti. Così come a Kharkiv, dove la presenza del consolato cinese non ha di certo impedito il bombardamento della città. Abbiamo dati sulla diaspora cinese, ma non possiamo dire con esattezza quanti cittadini siano andati via”.
L’ammissione di Odessa nella lista del Patrimonio dell’Unesco potrebbe proteggere la cittadina del Mar Nero. “Vorrei menzionare il supporto dell’Italia affinché ciò avvenga ed Odessa abbia questo status – rimarca il vice sindaco – come anche il sostegno del ministro della Cultura italiano, di quello degli Esteri e del presidente del Consiglio che ha menzionato Odessa a tal proposito”. “Odessa è una città con radici italiane – ricorda – Il popolo italiano si sente a casa qui da noi; abbiamo un quotidiano italiano; architetti italiani operanti qui; lo stesso clima….Abbiamo già stabilito una partnership con Genova e confidiamo di averla presto anche con Venezia, per la vicinanza delle nostre storie e culture”.
(di Roberta Lanzara)