(Adnkronos) – “Uno studio pubblicato in questi giorni su Nature, mostra che la dieta mediterranea migliora la risposta ai vaccini con stimolazione linfocitaria. Sono evidenze fondamentali quando parliamo di promozione della salute. Il consumo di frutta e verdura secondo le 5 porzioni al giorno aumenta la risposta anticorpale al vaccino anti-pneumococcico negli anziani, soprattutto in quelli non già vaccinanti precedentemente”. Così Stefania Maggi, presidente della Fondazione dieta mediterranea e dirigente di ricerca Cnr dell’Istituto di Neuroscienze, sezione di Padova-Invecchiamento, intervenendo, stamattina a Brindisi, all’evento “Invecchiamento di successo: ruolo dei vaccini e stili di vita” organizzato da HappyAgeing (Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo) con la Fondazione dieta mediterranea, grazie al patrocinio del Comune di Brindisi e di Federsanità Anci Puglia e con il contributo non condizionante di Sanofi.
L’iniziativa è stata un’occasione di confronto per approfondire il tema dell’importanza della personalizzazione della vaccinazione nel paziente anziano come principale strumento per un invecchiamento attivo. All’evento sono intervenuti, inoltre, Raffaele Antonelli Incalzi, direttore Uoc Gerontologia, Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e già Presidente della Sigg (Società italiana di geriatria e gerontologia); Pietro Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene e Medicina preventiva, Università del Salento; Nehludoff Albano, sezione Promozione della salute e del benessere, Regione Puglia, e Michele Conversano, presidente Cts HappyAgeing.
“Sull’impatto dell’alimentazione sul vaccino per l’influenza – continua Maggi – una metanalisi su circa 2.000 persone mostra che l’utilizzo di probiotici e prebiotici, che stimolano la flora intestinale, ha un impatto positivo sulla risposta vaccinale. Inoltre, nell’anziano immunocompromesso fornire alimenti probiotici in ambito di una dieta variegata, dà risposte migliori rispetto al singolo supplemento”. Si ampliano le conoscenze sui meccanismi molecolari e biologici che associano alimentazione e patologie. “La dieta ricca di fibre e i cibi fermentati (yogurt e formaggi stagionati), componenti della dieta mediterranea – spiega l’esperta – hanno impatto positivo sia sul microbiota intestinale che, direttamente, sul sistema immunitario. I cibi fermentati alimentano in particolare la biodiversità del microbiota, cambiano il tipo di batteri intestinali a vantaggio dei positivi che riducono l’infiammazione di basso grado, tipica dell’invecchiamento”, che riduce la risposta immunitaria (immunoscenza).
L’impatto dell’alimentazione sulla salute è confermato anche da studi fatti con singoli nutrienti: un tipo di vitamina o solo un tipo di fibre. “E’ la combinazione dei cibi e il pattern dietetico a dare i risultati sulla risposta immunitaria”, sottolinea Maggi. Non va bene nemmeno che un anziano assuma proteine in un singolo pasto. L’apporto proteico, ad esempio, “deve essere distribuito con equilibrio e fare parte dalla composizione di tutti pasti. L’alimentazione è un intervento medico – ricorda l’esperta – anche in fase di prevenzione delle malattie, ma deve essere un approccio globale di alimentazione, non di un singolo componente”.
Lo stato di salute dell’anziano peggiora per la malnutrizione. La sarcopenia, cioè dalla perdita di massa muscolare, è indice di carenze di proteine, di micronutrienti. “Viene spesso trascurata – precisa l’esperta – la carenza di minerali, che è fondamentale per il buon funzionamento del sistema immunitario, il cui malfunzionamento aumenta il rischio infezioni e la scarsa risposta al vaccino. A loro volta, le infezioni, riducono l’assorbimento dei nutrimenti e riparte il circolo vizioso”.
In tutte le patologie infettive, non solo nel Covid, c’è molto interesse per individuare i fattori individuali che aumentano la vulnerabilità per una riduzione delle difese immunitarie. Da tempo è noto che “sedentarietà, dieta occidentale con zuccheri aggiunti, cibi processati, stress, disbiosi intestinali, disturbi del sonno, hanno un impatto negativo non solo sull’incidenza ma anche sulla prognosi, ad esempio, del Covid”, ricorda Maggi sottolineando che, oltre all’alimentazione hanno un ruolo sulla salute anche lo stile di vita e l’ambiente, in particolare l’esposizione agli inquinati. L’obesità, “fattore di rischio sicuro per prognosi negativa del Covid – aggiunge – è una causa di patologie croniche metaboliche cardiovascolari e neoplastiche, ma anche di malattie infettive e di diminuita risposta al vaccino. Nel caso di tetano influenza covi epatite B: ci sono indicazioni solide sui meccanismi biologici e molecolari per la ridotta efficacia del vaccino: infiammazione cronica e carenza di micronutrienti nell’obeso”.