(Adnkronos) – “La maculopatia sta diventando un problema sociale, è la causa maggiore dell’impedimento visivo in età post senile. Al Gemelli stiamo sperimentando un piccolissimo serbatoio, che inserito chirurgicamente nella parete dell’occhio e caricato di un farmaco che contrasta la maculopatia, ne rilascia piccole dosi. Una tecnica che permette di allungare il trattamento ogni sei mesi perché il serbatoio può essere riempito con un microago dall’oculista. Negli Usa è stato approvato dalla Fda, mentre noi insieme ad altri centri siamo in Fase 3 della sperimentazione”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Stanislao Rizzo, docente di Oftalmologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e direttore dell’Unità operativa di Oculistica della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs,
“Con l’invecchianmento aumentano i problemi sulla retina – ricorda Rizzo – E’ il tessuto più nobile e sofisticato del nostro organismo che trasforma le immagini che catturiamo in un impulso elettrico che dal nervo ottico vanno al cervello. Negli over 65 la maculopatia sta crescendo, quando è la forma secca il tessuto va in consunzione e noi non possiamo rigenerarlo. La forma umida di maculopatia è caratterizzata dal fatto che si perde liquido e sangue, su questa forma abbiamo le iniezioni intravitreali su cui abbiamo fatto alcuni passi in avanti, perché oggi siamo passati a trattamenti che durano di più nel tempo”.
Rizzo però ricorda che il 90% delle maculopatie sono della forma secca, “la retina ha 8 strati e il trapianto è una strada difficile, ma ci sono alcune strade che la ricerca sta battendo: la prima è una farmaco che agisce contro l’infiammazione, in Usa uno studio ha dimostrato che può essere promettente”. La seconda strada sono “le cellule staminali” e “in Usa, uno studio governativo dell’Niaid, punta ad iniettare le staminali sotto la retina, Poi ci sono le terapie geniche, ovvero iniettare nell’occhio del paziente un virus modificato che porta il gene, questo può far produrre alle cellule le sostanze che dovrebbero avere. Infine, la quarta via è la retina artificiale” che è stata impiantata al Policlinico Gemelli di Roma “su un paziente 70enne non vedente per una malattia ereditaria della retina”. Poi c’è l’intelligenza artificiale che può “aiutare nella diagnosi, oggi abbiamo gli strumenti e gli algoritmi che ci dicono con grande certezza con l’esame del fondo occhio se siamo di fronte ad una forma umida o secca di maculopatia”, conclude Rizzo.