Osteoporosi, anticorpo monoclonale migliora parametri ossei

(Adnkronos) – Significativi miglioramenti del tessuto osseo corticale e trabecolare si evidenziano nei pazienti con osteoporosi trattati con romosozumab. Lo rivelano gli abstract di tre analisi post-hoc centrate su tecniche di modellazione 3D presentati, insieme ad altri 17 abstract, al congresso annuale 2022 dell’American society for bone and mineral research (Asbmr) da poco concluso ad Austin (Texas, Usa). Lo annuncia in una nota Ucb azienda biofarmaceutica che ha sviluppato, con Amgen, il farmaco, un anticorpo monoclonale che, inibendo l’attività della sclerostina, determina, da un lato un aumento della formazione ossea e, in misura minore, una riduzione del riassorbimento del tessuto osseo. 

L’osteoporosi è la più comune malattia metabolica cronica delle ossa, caratterizzata da una compromissione della resistenza del tessuto osseo. La condizione causa circa 9 milioni di fratture ogni anno. Le fratture da fragilità portano un notevole disagio nella vita di una persona, rendendo spesso difficili le attività quotidiane come mangiare, vestirsi, fare la spesa o guidare. Nelle analisi – si legge nella nota – i ricercatori hanno utilizzato la modellazione tridimensionale basata su Dxa dell’anca per valutare i cambiamenti ossei e mappare la distribuzione delle mutazioni dei parametri del tessuto osseo nel tempo, nei pazienti arruolati negli studi Frame, Arch e Structure. La modellazione tridimensionale basata su Dxa (Dual-energy X-ray Absorptiometry) consente di stimare i parametri ossei corticali e trabecolari in modo paragonabile alle misurazioni Qct (Quantitative computed tomography) e formulare output per visualizzare e monitorare il trattamento dell’osteoporosi. 

Nell’abstract Structure (Lewiecki et al.) è stata analizzata la modellazione 3D da scansioni Dxa dell’anca in donne in post-menopausa con osteoporosi, che avevano ricevuto una terapia orale con bifosfonati per più di 3 anni e alendronato per più di 1 anno prima dello screening, che sono state randomizzate a ricevere romosozumab o un farmaco di controllo/comparatore (teriparatide) per 12 mesi. Le pazienti trattate con romosozumab hanno ottenuto maggiori aumenti della Bmd (Bone mineral density, densità minerale ossea) volumetrica corticale (CvBmd), dello spessore corticale (Cth), della Bmd superficiale corticale (CsBmd) e della Bmd volumetrica trabecolare (TvBmd), rispetto ai gruppi di controllo, già a partire dal mese 6 fino al mese 12. I risultati hanno anche mostrato che il trattamento con teriparatide ha portato a una perdita di CvBmd, Cth e CsBmd. 

Un altro abstract – sempre di Leiwiecki e colleghi – ha riportato i risultati di un’analisi post-hoc degli studi Frame e Arch. Le donne in post-menopausa con osteoporosi sono state randomizzate a romosozumab 210 mg al mese o a un comparatore (Frame: placebo; Arch: alendronato 70 mg) per 12 mesi. Dopo questo periodo di tempo, tutti i pazienti hanno ricevuto denosumab in Frame o alendronato in Arch. La modellazione 3D delle scansioni Dxa dell’anca ha evidenziato che al mese 12, il trattamento con romosozumab rispetto a placebo (Frame) e rispetto ad alendronato (Arch) ha determinato un maggiore aumento della densità minerale ossea volumetrica corticale (CvBmd), dello spessore corticale (Cth), della Bmd superficiale corticale (CsBmd) e della Bmd volumetrica trabecolare (TvBmd). Al mese 24, i guadagni cumulativi dei parametri di densità sono stati maggiori nella sequenza romosozumab/denosumab rispetto a placebo/ denosumab (P

Questi dati confermano ulteriormente studi precedenti (Cosman et al. e McClung et al.) che hanno dimostrato rispettivamente un maggiore aumento della densità minerale ossea (Bmd) una riduzione dell’incidenza di nuove fratture vertebrali e una minore incidenza di fratture cliniche, non vertebrali e dell’anca con il trattamento romosozumab /denosumab e un significativo miglioramento della microarchitettura ossea con il trattamento romosozumab /alendronato.  

“Con l’allungamento della vita media, la prevalenza dell’osteoporosi è in aumento. Nonostante ciò, questa condizione rimane ampiamente sotto-diagnosticata e sotto-trattata. Per questo motivo è incoraggiante vedere nuove analisi che rafforzano la superiorità di romosozumab come opzione di trattamento per le donne in post-menopausa con osteoporosi grave ad alto rischio di fratture da fragilità – dichiara Emmanuel Caeymaex, Executive Vice president, Immunology solutions & Head of Us di Ucb -. L’Asbmr 2022 è un congresso molto importante per i medici e gli scienziati di tutto il mondo, che possono condividere le ultime scoperte e innovazioni. Per questo motivo, noi di Ucb siamo orgogliosi di partecipare quest’anno con un’ampia gamma di studi scientifici. Il nostro obiettivo è garantire che la cura dell’osteoporosi sia una priorità ora e in futuro, per continuare a migliorare gli esiti per i pazienti”. 

(Adnkronos)