(Adnkronos) – Il tetto al prezzo del gas non è solo ‘dinamico’. Per ora è un freno a mano da tirare in caso si emergenza, senza un livello certo oltre il quale farlo scattare. Ci saranno acquisti comuni di gas ma non li farà la Commissione Ue, come avvenuto per i vaccini anti Covid, e neanche gli Stati membri. Saranno le compagnie energetiche a doversi mettere d’accordo. L’Europa, a meno di accelerazioni impreviste nei prossimi due giorni, prenderà ancora decisioni a metà, frutto di compromessi che cercano di aggirare veti che resistono nonostante i rischi siano sempre più concreti.
Si parla da mesi di un tetto al prezzo del gas. L’Italia, insieme ad altri 14 Paesi, l’avrebbe voluto generalizzato, su tutto il gas. Le altre ipotesi, farlo solo sul gas russo o solo sul gas che serve a produrre energia elettrica, sono state accantonate. A sbloccare l’impasse poteva essere un’altra proposta italiana, il tetto al prezzo del gas ‘dinamico’. Nella sua versione ‘autentica’, dovrebbe prevedere un valore di riferimento calcolato usando parametri esterni, come il prezzo del greggio, del carbone e/o i prezzi del gas nel Nordamerica e in Asia, e permettere fluttuazioni, nella misura per esempio del 5%, verso l’alto o verso il basso, rispetto al valore centrale. Al momento, però, non c’è l’indicazione né del valore di riferimento né dell’oscillazione tollerata. Così, ad oggi, siamo ancora nel campo delle ipotesi.
Anche degli acquisti congiunti di gas si parla da mesi, almeno dal marzo scorso. Finora non se ne è fatto nulla per una ragione semplice. Come ha spiegato il presidente francese Emmanuel Macron, le compagnie avevano la priorità di riempire le scorte a tutti i costi, cosa che ha prodotto un aumento dei prezzi, perché gli acquirenti europei si sono messi in competizione tra loro, a colpi di offerte. E’ prevalso finora, in maniera comprensibile, l’interesse particolare su quello generale.
Per evitare che la stessa resistenza torni a impedire un approvvigionamento più ordinato nella prossima primavera, quando andranno ricostituite le scorte in vista dell’inverno 2023-24, la Commissione Ue propone di imporre una partecipazione obbligatoria al meccanismo di acquisto aggregato di una quota degli acquisti, il 15%. Ma non saranno né gli Stati membri né la Commissione a garantire gli acquisti congiunti. Si invitano le compagnie a procedere alla formazione di un consorzio europeo di acquisto. Un modello diverso da quello utilizzato, con successo, per acquistare vaccini durante la pandemia. Allora l’Europa trattava unita e a una sola voce, oggi le decisioni finali, con questo schema, restano in capo alle compagnie energetiche. Saranno loro a decidere se e quanto gas acquistare, se stipulare i contratti singolarmente o collettivamente, se sarà meglio creare un solo consorzio o più consorzi. Insomma, chiamarli acquisti comuni di gas, per ora, è un azzardo difficile da sostenere. (di Fabio Insenga)