(Adnkronos) – “Il dissesto idrogeologico è sempre più drammatico sul territorio calabrese, con danni per milioni e milioni di euro ogni anno per gli agricoltori calabresi, senza contare i rischi per l’incolumità delle persone. Non ce la facciamo più, è arrivato il momento di un Piano straordinario di messa in sicurezza del territorio. Finalmente abbiamo un presidente di Regione e un assessore all’Agricoltura che hanno esternato la volontà di agire e speriamo che si intervenga subito, senza aspettare oltre”. E’ l’allarme che, conversando con Adnkronos/Labitalia, lancia Nicodemo Podella, presidente di Cia Calabria. Secondo Podella “c’è un abbandono totale delle reti di scolo, della struttura creata nel Dopoguerra, che oggi praticamente è inesistente. Queste reti ormai sono stracolme di inerti, canne, materiale vegetale. E questo vale anche per i fiumi calabresi: il Neto, il Tacina, tutti sono nelle stesse condizioni”.
Quindi per il presidente di Cia Calabria “Si deve intervenire portando l’alveo dei fiumi a quello originario, abbassando i fondali. Il cambiamento climatico esiste ma la maggior parte dei danni che si verificano è dovuta all’assenza totale di manutenzione del territorio negli ultimi 30 anni”, continua. E gli effetti, a ogni pioggia un po’ più consistente, “sono quelli di terreni inondati, raccolti distrutti, semine cancellate, con danni che non vengono coperti mai dai ristori per le calamità. Danni noi stiamo chiedendo da anni un piano di ristrutturazione di tutte le strutture, come canali, argini, che non vengono ripristinati da anni. E poi arrivano i morti e i danni immensi alle aziende”, aggiunge.
Secondo Podella “si spendono milioni di euro per pronto intervento in ogni caso di inondazioni, con lavori non fatti al meglio e in fretta, e che invece potrebbero usti con un piano serio per riportare la serenità nelle nostre aziende e nelle nostre famiglie. La Regione sembra sia più propensa a risolvere questa situazione, ma bisogna superare la burocrazia e accelerare i tempi. Serve un Piano come quello fatto nel Dopoguerra, quando, anche se i soldi non c’erano, sono stati trovati e sono state realizzate le opere che hanno retto finora ma che adesso sono venute meno”, conclude.