Ponte Messina, Anac: “Maggior parte rischi a danno del pubblico”

(Adnkronos) – ”Rileviamo uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi”. Così il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, presentando al Parlamento la relazione annuale sull’attività svolta dall’Autorità nel 2022 parlando del ponte sullo Stretto di Messina. “Con riferimento al recente decreto-legge, sulla base di un progetto elaborato oltre dieci anni fa, è stato riavviato l’iter di realizzazione del ponte tra Sicilia e Calabria. Sono stati, al riguardo, proposti alcuni interventi emendativi volti a rafforzare le garanzie della parte pubblica, non accolti, tuttavia, dal Governo in sede di conversione del decreto”, ha sottolineato.  

”Il Codice ha notevolmente rafforzato il ruolo di Anac, sia nell’attività di vigilanza, che in quella collaborativa, oltre che nelle funzioni precontenziose, ponendola, poi, al centro del fondamentale processo di digitalizzazione dei contratti pubblici. Nei contratti pubblici non basta fare presto, ma occorre anche fare bene, valorizzando la buona progettazione e ricercando la qualità. Non conta, dunque, solo il quando, ma anche il come e con chi, senza mai cadere nella pericolosa scorciatoia di contrapporre efficienza e legalità. Si tratta di un equilibrio non solo possibile, ma anche doveroso, per realizzare l’interesse pubblico. La deroga non può diventare regola, senza smarrire il suo significato e senza aprire a rischi ulteriori”, ha detto ancora Busia. 

”Nel tempo in cui, grazie all’impiego delle piattaforme di approvvigionamento digitale e all’uso di procedure automatizzate, è possibile ottenere rilevantissime semplificazioni e notevoli risparmi di tempo, accrescendo anche trasparenza e concorrenza, sorprende che per velocizzare le procedure si ricorra a scorciatoie certamente meno efficienti, e foriere di rischi – dice – Tra queste, l’innalzamento delle soglie per gli affidamenti diretti, specie per servizi e forniture, o l’eliminazione di avvisi e bandi per i lavori fino a cinque milioni di euro. Esiste una buona semplificazione, ed è questa che tutti insieme dobbiamo cercare”. 

”La concreta applicazione del Codice e l’effettiva capacità del Paese di rispondere alle importanti sfide del Pnrr passano soprattutto dalla completa applicazione del sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti. Gli enti maggiormente strutturati sono gli unici in grado di cogliere la sfida della digitalizzazione, utilizzando le più evolute tecnologie e gestendo le procedure più complesse e promettenti, quali project financing e dialogo competitivo”, ha affermato il presidente dell’Anac. 

”Le potenzialità insite nella riforma sono state, tuttavia, limitate innalzando a 500.000 euro la soglia oltre la quale è obbligatoria la qualificazione per l’affidamento di lavori pubblici, col risultato di escludere dal sistema di qualificazione quasi il 90% delle gare espletate – ha aggiunto – Non possiamo più sostenere un’architettura istituzionale in cui tutte le 26.500 stazioni appaltanti registrate possano svolgere qualunque tipo di acquisto, a prescindere dalle loro capacità. Occorre una drastica riduzione del loro numero, unitamente alla concentrazione delle procedure di affidamento in alcune decine di centrali di committenza specializzate, diffuse sul territorio, che diventino centri di competenza al servizio delle altre stazioni appaltanti”. 

”Si tratta di una necessità, non solo per rispondere all’obiettivo posto dal Pnrr, ma anche per assicurare procedure rapide, selezionare i migliori operatori e garantire maggiori risparmi nell’interesse generale – ha continuato Busia – In altri casi diventa, invece, strategico che gli acquisti siano effettuati direttamente in ambito europeo, in modo da accrescere il potere contrattuale della parte pubblica, come proficuamente sperimentato con i vaccini Covid-19 e in analogia con le azioni intraprese per l’approvvigionamento di gas e altre fonti energetiche’ 

Nel 2022 sono stati istruiti circa 180 fascicoli (oltre a numerose questioni oggetto di archiviazione in forma semplificata), di cui il 44% ha riguardato inconferibilità e il 13% incompatibilità. Negli ultimi mesi dell’anno 2022 è stata inoltre incrementata la vigilanza su iniziativa d’ufficio, che ha coinvolto 16 società in-house, ubicate su tutto il territorio nazionale, due delle quali sono state anche oggetto di ispezione. 

Per quanto riguarda le grandi opere, nel 2022 sono state esaminate 163 procedure ed emessi 689 pareri, facendo salire di molto la media annuale a dimostrazione dell’impegno di Anac a favore di semplificazione e supporto della pubblica amministrazione, come avvenuto per esempio negli interventi di ricostruzione pubblica post sisma nell’Italia centrale. 

Le stazioni appaltanti hanno accolto e corretto in autonomia le osservazioni di Anac, che hanno spaziato dai profili di legittimità a questioni di opportunità o errori formali, accelerando così la conclusione delle procedure ed evitando qualsiasi contenzioso. 

 

(Adnkronos)