(Adnkronos) – La gestione delle dipendenze da sostanze stupefacenti e da alcol costano ogni anno all’Italia 8,3 miliardi complessivi, di cui 7 per le droghe e 1,3 miliardi per l’alcol, senza considerare i costi indiretti (perdite di produttività), i costi della patologie in parte riconducibili all’abuso di alcol, e al valore del ‘mercato’ delle sostanze stupefacenti stimato in circa 15,5 miliardi. Il tutto per un impatto economico complessivo pari a 22,5 miliardi, l’1% del Pil italiano. I dati arrivano dal primo Rapporto sull’ “impatto sociosanitario ed economico delle dipendenze in Italia”, realizzato dall’Osservatorio sull’impatto socio-economico delle dipendenze (Oised) del Crea Sanità, dal quale spicca un dato su tutto: per 1 euro speso nella presa in carico sociosanitaria delle persone dipendenti se ne risparmiano 4 di spesa complessiva.
E ancora. Nel dettaglio, la spesa complessiva per l’assistenza prettamente sanitaria – spiega l’Oised nel rapporto presentato oggi – sfiora i 2,3 miliardi di euro, di cui oltre 1,5 per la presa in carico nei Ser.D (Servizi per le dipendenze), in aumento nel post pandemia del +6% rispetto al 2019. La spesa è diversa da regione a regione, con un gap di spesa pro capite pari a 10 volte tra la Regione con la spesa più alta e quella con la spesa più bassa: si va da un massimo di 146,5 euro a un minimo di 14,1 euro. Inoltre – emerge dal rapporto – un tossicodipendente ha un costo diretto per il sistema Paese pari a circa tre volte quello di un soggetto con dipendenza da alcol. Rapportando il dato alla popolazione, il rapporto tra i due fenomeni sale a oltre cinque volte: si passa da 21,6 euro pro-capite per la dipendenza da alcol a 118,4 euro per quella da stupefacenti.
“Servono azioni sugli standard organizzativi, sulla presa in carico precoce degli utenti, sulla continuità del trattamento attraverso un potenziamento dell’aderenza allo stesso – avvertono gli esperti Oised – potenziando anche la sfera psicosociale, ma per farlo servono ulteriori risorse, che però generano poi, complessivamente, risparmi per la società”. Nell’analisi infatti si valuta che le azioni finalizzate a contenere gli ‘esiti del fenomeno’ rappresentino un investimento: per ogni euro investito per la presa in carico socio-sanitaria (farmaci, incremento visite etc.) il risparmi stimato è di almeno 4 euro. Stesso discorso per i risparmi ottenibili con una riduzione del ricorso alla detenzione a favore di pene alternative, quali inserimenti in strutture riabilitative, che consentirebbero un risparmio annuo di 59 milioni di euro per ogni punto percentuale di riduzione dei casi ‘a rischio’.
In Italia – ricorda il rapporto Oised – sono oltre 250mila gli utenti in carico ai servizi per le dipendenze: 65,9% tossicodipendenti, 24,6% alcolisti, 6% con dipendenza da gioco d’azzardo, 3% da tabagismo e 1,3% con altre dipendenze (internet, social, sex addiction ecc.). Analizzando le dipendenze maggiori, per quella da stupefacenti, prevalgono i maschi (86% degli ‘utenti’), gli italiani (92,6% rispetto al 2,8% di soggetti provenienti dall’Africa Settentrionale e 4,6% da Paesi americani e asiatici) e i giovani: circa il 60% si concentra nella fascia d’età 35-54 anni, il 18,5% in quella 25-34 anni e il 16,9% in quella 55-64 anni. Anche tra gli alcolisti prevalgono gli uomini: il rapporto è di 3,7 maschi per 1 femmina, oltre il 70% degli utenti trattati ha un’età compresa tra 30 e 59 anni; un terzo si concentra nella fascia d’età 50-59 anni mentre i giovani under 30 rappresentano il 7,5%.
In Italia, al 2022, risultano attivi 570 servizi pubblici per le dipendenze (SerD), articolati in 612 sedi: in media 1 SerD ogni 100mila abitanti; il Molise è la Regione con più SerD (2,1 per 100mila abitanti) mentre la Provincia autonoma di Trento quello con meno SerD (0,2). Friuli-Venezia Giulia e Lazio hanno un valore inferiore a 0,8, e Piemonte e Puglia un valore superiore a 1,5. Nel periodo 2015-2022, il numero di SerD in rapporto alla popolazione si è ridotto dell’11,2% ogni 100mila abitanti. Questo soprattutto nel Nord: Pa di Trento, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte hanno registrato una diminuzione rispettivamente del -67,4%, -49,6% e -37,9%. Aumento invece in Sardegna e Molise, (+64,1% e +23,3%).
Per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri associati a diagnosi di patologie droga-correlate, nel 2022 sono stati 19.623 : l’89,3% (17.515) in acuzie, il 10,2% (1.997) in riabilitazione e lo 0,6% (111) in lungodegenza. Oltre l’80% sono in tre discipline: il 62,6% in psichiatria, il 10,1% nei reparti di recupero e riabilitazione funzionale e l’8,5% in medicina generale. A livello regionale, la Valle d’Aosta, con 59,7 ricoveri, registra il tasso più alto, la Campania, con 9,3, il più basso. Il ricorso all’ospedalizzazione è maggiore tra gli uomini: 42,4 ricoveri ogni 100mila maschi rispetto a 16,1 per le femmine. Per la dipendenza da alcool, invece, nel 2022, risultano in carico presso i servizi di alcologia 12,4 utenti (ogni 10.000 abitanti), in riduzione del -7,4% rispetto al 2015.
Sia per gli stupefacenti che per l’alcol, all’ospedale si accede spesso in emergenza-urgenza. Oltre il 60% degli accessi al Pronto soccorso per entrambi i fenomeni avviene con l’intervento del servizio 118. Per le droghe, nel 2022 si sono registrati 8.631 accessi al Pronto soccorso (per abuso droghe o psicosi da sostanza psicotrope): 13,9 accessi medi ogni 100mila abitanti. Il 42% ha riguardato persone tra 25-44 anni e quasi il 10% minorenni. Al 51% degli accessi al pronto soccorso è stata attribuita la diagnosi di psicosi indotta da droghe. Il livello di accesso massimo, 18,4 accessi ogni 100.000 abitanti, è nel Nord-Ovest, il minimo nel Mezzogiorno (6,2). L’accesso al Pronto soccorso nel 2022 ha visto un incremento del 31% rispetto al 2021.
Per l’alcol, sono stati effettuati 29.362 accessi al Pronto soccorso, pari a 59,6 ogni 100mila abitanti, con il valore massimo nel Nord-Est (93,5) e il minimo (21,3) nel Mezzogiorno. Il 53,6% degli accessi è associato a un codice di triage verde (poco critico), il 32,0% a un codice giallo (mediamente critico), l’11,1% ad un codice bianco (non critico), il 2,5% a un codice rosso e lo 0,12% al decesso, mentre il 10,3% dei pazienti è ricoverato dal pronto soccorso in reparto e il 7,1% in Obi (Osservazione breve intensiva).
Alla luce dell’alto impatto del fenomeno delle dipendenze, a livello organizzativo, giudiziario ed economico, Oised auspica una serie di misure: l’applicazione dei recenti standard organizzativi al fine di allineare l’offerta al fabbisogno ‘reale’; l’introduzione di percorsi di presa in carico degli utenti, trasversali tra servizi pubblici (ambulatoriali e ospedalieri), del privato sociale (servizi a bassa soglia, residenze e semi residenze, comunità etc.) e carcere, al fine di aumentare il numero di nuovi utenti che i SerD possono prendere in carico prevenendo così esiti e implicazioni a livello sociale (incidenti, denunce, etc.); garantire continuità nella presa in carico, in particolare per i detenuti stranieri messi in libertà; attenzione alle fasce di età giovanili e garanzia equità di trattamento; l’adozione di azioni per aumentare l’aderenza al trattamento, anche riducendo lo stigma, quali il potenziamento dell’approccio psicosociale, il ricorso ai recenti approcci farmacologici.