Farmaci, Merck: “Nuovi dati confermano efficacia cladribina in sclerosi multipla”

(Adnkronos) – Nuove analisi dello studio Magnify-Ms su cladribina compresse, dimostrano che i pazienti con sclerosi multipla recidivante (Smr) presentano una riduzione duratura della catena leggera dei neurofilamenti (Nfl) nel siero. Questo è segno che, in 2 anni, il  trattamento ha ridotto il danno neuronale in tutti i sottogruppi di pazienti sottoposti a risonanza magnetica. Inoltre, i dati di 2 studi Real-World Evidence (Rwe), registrano un aumento dell’uso di cladribina compresse nei pazienti naïve al trattamento, riducendo così i livelli di switch  (spostamento, ndr) verso altri trattamenti modificanti il decorso della malattia (Dmt – Disease Modifying Therapy) fino a quattro anni. I risultati sono stati presentati da Merck al IX Congresso Ectrims-Actrimsin, evento internazionale dedicato a chi vive con questa malattia, in corso a Milano fino al 13 ottobre. 

“Il nostro impegno nei confronti della comunità con sclerosi multipla – afferma Alexander Kulla, Senior Vice President & Medical Unit Head Neurology & Immunology, Merck – ci spinge a concentrarci costantemente sulla produzione di dati che forniscano ulteriori informazioni sull’efficacia e sulla sicurezza di cladribina compresse. Sappiamo che i livelli sierici di Nfl – continua – sono sempre più utilizzati come importante biomarcatore nella Sm, segnalando una possibile attività di malattia che può portare a una progressione. I risultati presentati all’Ectrims dimostrano che il trattamento con cladribina compresse ha prodotto una riduzione sostenuta dei livelli di Nfl sierici senza un’immunosoppressione continua”. 

I due studi real-world, anch’essi presentati all’Ectrims – fa sapere Merck – rafforzano i possibili benefici dell’inizio del trattamento con cladribina compresse nelle fasi iniziali della malattia. Nel follow-up a cinque anni dello studio Clarence, condotto nel Regno Unito, è emerso che il 36,1% dei 2.685 pazienti esaminati al momento dell’inizio della terapia era naïve al trattamento. In uno studio separato, condotto in America Latina, sono stati analizzati i dati di 1.421 pazienti che hanno ricevuto almeno un ciclo di trattamento. Nel tempo è stata osservata una tendenza all’aumento dell’inizio della terapia con cladribina compresse nei pazienti naïve, indicando un vantaggio nell’utilizzo precoce del trattamento con questo farmaco. Inoltre, in entrambi gli studi, pochissimi pazienti trattati con cladribina compresse sono passati ad altre terapie. 

(Adnkronos)