(Adnkronos) – “Il decreto che disciplina le modalità di collocazione e l’uso degli autovelox presenta alcuni aspetti molto positivi per la sicurezza stradale passiva. In primo luogo, prevede che il prefetto individui i tratti di strada dove è realmente necessario monitorare la velocità, basandosi anche sulle statistiche degli incidenti passati. Questo non solo frena l’installazione arbitraria e indiscriminata di questi dispositivi, ma permette di creare una mappatura precisa dei punti più pericolosi delle nostre strade. Questi punti, monitorati per la frequenza di incidenti e le necessarie limitazioni di velocità, possono evidenziare anche altre problematiche, come la presenza di ostacoli fissi non protetti (alberi, cuspidi stradali, terminali di guardrail) che possono trasformarsi in pericoli letali in caso di perdita di controllo del veicolo. Saranno da attenzionare in modo particolare le strade extraurbane provinciali che versano in condizioni di assoluta precarietà, da nord a sud”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Roberto Impero, esperto internazionale di sicurezza stradale passiva e membro autorevole dell’Associazione mondiale della strada (Piarc).
“Il secondo aspetto importante -continua l’esperto che è anche ceo dell’azienda Sma Road Safety, partner ufficiale di Piarc, Uni, Unicmi e Assosegnaletica e particolarmente attiva nel sensibilizzare utenti, addetti ai lavori e istituzioni sull’importanza di un’adeguata sicurezza stradale passiva- riguarda l’aumento della fiducia degli automobilisti nelle norme stradali, che dovrebbero sempre essere percepite come una tutela della loro sicurezza. Tuttavia, il controllo della velocità è spesso visto come un modo per aumentare le entrate comunali senza migliorare la sicurezza stradale”.
“Non dimentichiamo che l’Italia è il paese con il maggior numero di autovelox: Codacons ne ha contati 11.171, molti più di altri paesi europei con migliori risultati in termini di sicurezza stradale, come la Gran Bretagna (7.707), la Germania (4.690) e la Francia (3.745). Nel 2023, i comuni italiani hanno incassato 1,5 miliardi di euro in multe stradali, fondi che spesso non vengono reinvestiti, come previsto dal codice della strada, nella manutenzione delle infrastrutture e nella sensibilizzazione sulla sicurezza stradale”, conclude.