Gaza, raid Israele nel campo Shati : uccisa sorella leader Hamas

(Adnkronos) – Le Forze di difesa israeliana (Idf) hanno condotto nella notte raid aerei contro la Striscia di Gaza prendendo di mira miliziani di Hamas che hanno partecipato al massacro del 7 ottobre e che hanno preso ostaggi. Lo hanno riferito i militari israeliani spiegando che aerei da combattimento hanno colpito due edifici, nel campo Shati di Gaza City e nel quartiere di Daraj, che erano utilizzati da Hamas. A essere colpiti sono stati ”terroristi coinvolti nella pianificazione di numerosi attacchi terroristici contro Israele. Alcuni di loro sono stati coinvolti nella presa di ostaggi e nella partecipazione al massacro del 7 ottobre”, afferma l’Idf in una nota. 

L’esercito israeliano spiega di aver effettuato sorveglianza aerea, utilizzato ”munizioni di precisione” e impiegato altre informazioni di intelligence per mitigare i danni ai civili negli attacchi. Secondo quanto riferito, almeno 10 palestinesi sarebbero stati uccisi nel raid a Shati, inclusa una sorella del leader di Hamas Ismail Haniyeh. A Daraj, almeno altri otto palestinesi sono stati uccisi, secondo quanto riportato dai media di Gaza. “L’organizzazione terroristica Hamas viola continuamente il diritto internazionale sfruttando sistematicamente le strutture civili e utilizzando la popolazione civile come scudi umani per la sua attività terroristica contro Israele”, aggiunge l’Idf in una nota. 

 

Egitto rifiuta di evacuare palestinesi malati da Rafah 

L’Egitto ha respinto la proposta israeliana di consentire l’evacuazione dei palestinesi malati dalla Striscia di Gaza attraverso il valico di frontiera di Rafah. Lo scrive il quotidiano libanese Al-Akhbar citando fonti egiziane secondo le quali il Cairo ha rifiutato l’offerta perché Israele ora controlla il lato palestinese del valico. 

Il valico di Rafah è stato chiuso da quando Israele ha preso il controllo del lato di Gaza il 7 maggio scorso. L’Egitto si è rifiutato di riaprirlo finché non fosse tornato sotto il controllo palestinese, per evitare di essere visto come complice dell’operazione militare israeliana nella città più meridionale di Gaza. 

 

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