Roma, il Carnevale romano di Orfeo Tamburi torna alla luce

(Adnkronos) – L’ 11,12 e 13 ottobre, in occasione del Tevere Day dopo più di 40 anni, sarà possibile visitare il Murale di Orfeo Tamburi “Carnevale Romano” situato all’interno del palazzo dell’Anagrafe. L’opera, che si trova nel seminterrato dell’immobile, all’interno di un ambiente nato come “sala di rappresentanza”, è stata realizzata ad affresco su un supporto murario di foratini che, sollevato da terra e incorniciato da una fascia di ottone, corre con un insolito sviluppo curvilineo su tre pareti della sala, per un totale di 46, 50 mq di superficie. L’artista racconta gli eventi legati al carnevale senza soluzione di continuità, da sinistra verso destra, in un crescendo di colori e immagini che coinvolgono lo spettatore nella vivace atmosfera della festa.  

“Era doveroso aprire al pubblico questa sala che contiene la più bella rappresentazione di una delle tradizioni di Roma che non c’è più, il Carnevale Romano affrescato da Orfeo Tamburi – spiega Giulia Silvia Ghia Assessore alla Cultura, Scuola, Sport, Politiche Giovanili del I Municipio di Roma -. Un affresco clandestino dato che Tamburi non ricevette alcuna commissione e alcun pagamento. Da mensa, a sala di rappresentanza, a tipografia, la stanza non era destinata ad essere aperta a tutti. Rimasta abbandonata per diverso tempo restaurata e mantenuta dalla sovrintendenza capitolina che ne detiene l’alta sorveglianza, abbiamo lavorato per poterla straordinariamente aprire in questa occasione del Tevere Day. Contiamo in tempi successivi di poter garantire un’apertura su prenotazione a chi vorrà visitarla”. 

La realizzazione della decorazione della sala della mensa del Palazzo del Governatorato era stata commissionata alla pittrice Liana Ferri, la quale cedette l’incarico all’artista marchigiano Orfeo Tamburi. Il Carnevale Romano, una delle celebrazioni più antiche e spettacolari della tradizione popolare di Roma, era un evento di grande portata che si teneva nel periodo precedente la Quaresima. Famoso per la sua teatralità, il carnevale univa intrattenimento, satira e coinvolgimento popolare. Al centro delle festività vi erano sfilate di carri allegorici, danze, spettacoli e, soprattutto, la corsa dei cavalli berberi, uno degli eventi più attesi. Si svolgeva lungo la Via del Corso, strada principale di Roma che prende proprio il nome da questa tradizione. I cavalli erano di origine nordafricana, chiamati “berberi” per via delle loro origini nelle regioni abitate dai Berberi ed erano noti per la loro velocità e resistenza. Durante la corsa, i cavalli correvano senza fantino per circa 2 chilometri, partendo da Piazza del Popolo e arrivando fino a Piazza Venezia. Il pubblico si accalcava lungo le strade per assistere alla gara, che era considerata uno dei momenti più spettacolari del Carnevale. I cavalli, lasciati liberi, correvano spinti dall’istinto, e la corsa era caotica e pericolosa, sia per gli animali che per le persone, contribuendo all’atmosfera di eccitazione e anarchia tipica del Carnevale.  

Questa corsa risale almeno al XVI secolo e divenne parte integrante del Carnevale romano sotto il papato di Paolo II. All’epoca, il carnevale era una festa del popolo ma anche delle élite romane, e la corsa simboleggiava il contrasto tra ordine e disordine, in pieno spirito carnevalesco. La competizione terminava con la proclamazione del cavallo vincitore, mentre i festeggiamenti continuavano con sfilate, maschere e fuochi d’artificio. Tuttavia, a causa dei pericoli e delle crescenti preoccupazioni per il benessere degli animali, la corsa fu progressivamente abbandonata, fino alla sua definitiva soppressione nel 1883. 

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