MILANO (ITALPRESS) – Granarolo chiude l’esercizio 2020 con un fatturato consolidato di 1.280 milioni di euro, con un calo del 3% rispetto all’anno precedente, e registrando un margine operativo di 78,5 milioni, pari al 6,1% dei ricavi, in linea con le previsioni aziendali e in miglioramento rispetto al 2019 dell’8%. “Risultati positivi”, commenta in un’intervista all’Italpress Gianpiero Calzolari, presidente del gruppo Granarolo: “Nell’anno più brutto per l’economia mondiale dalla Seconda guerra mondiale in poi abbiamo raggiunto gli obiettivi di budget”.
Le vendite del gruppo sono tradizionalmente concentrate in Italia, per una quota del 66,8% dei ricavi. In lieve aumento, pari all’1%, la distribuzione in Europa, mentre cala significativamente quella sui mercati extra europei, registrando un -10,9%. Complessivamente, sul fronte estero il fatturato raggiunge il 33% del totale, confermando una ripartizione stabile rispetto all’esercizio precedente.
“Nonostante sia vero che siamo una categoria cui è stato consentito di lavorare, una parte del mercato si è completamente azzerata, penso a tutto il tema dell’HoReCa, con cui facciamo un fatturato di circa 300 milioni: è cambiato il mix di prodotto. Dal prodotto fresco ad un prodotto da dispensa”, sottolinea Calzolari. I cambiamenti sociali imposti dalla “nuova normalità” penalizzano i consumi fuori casa: tutto il canale registra una perdita del 40,7%, mentre Granarolo porta una contrazione tra il 25% e il 30% medio, con picchi di -80% da marzo a maggio. Questo in favore dei consumi domestici, con un cambio del mix di spesa: si sono privilegiati soprattutto i prodotti commodity a ‘shelf lifè più lunga, come il latte fino a 30 giorni di durata e quello a lunga conservazione.
Le prospettive per il 2021 sono ancora incerte: “Paradossalmente – dice Calzolari – l’anno è partito peggio, perchè nel 2020 almeno un paio di mesi buoni ne avevamo avuti, mentre quest’anno i vari provvedimenti hanno in buona parte confermato le chiusure. Rispetto all’anno scorso abbiamo più consapevolezza e abbiamo messo a punto un’organizzazione”. Doveroso, per Calzolari, l’ottimismo: “Vediamolo non dico tutto pieno, ma almeno mezzo pieno il bicchiere, altrimenti non faremmo gli imprenditori”. Ci sarà “un prima e un dopo i vaccini, prima ancora che un prima dopo Covid. Sicuramente c’è voglia di consumo e di socialità, quando sarà possibile farlo in sicurezza immagino che ricominceremo”.
Forte l’impegno del gruppo sul fronte della sostenibilità. “Da tempo ci confrontiamo con gli obiettivi dell’agenda e abbiamo seguito con attentamente tutta la discussione che in Europa si è fatta con il Green Deal e il Farm to Fork per tutto ciò che riguarda il cibo”, spiega Calzolari, che aggiunge: “Oggi l’agroalimentare, con una corretta gestione, può avere un approccio positivo. L’incremento dei biogas presso i nostri stabilimenti potrà consentire da un lato di ridurre emissioni in atmosfera, di evitare di compromettere le falde, di ridurre la chimica usata sul terreno ma anche di non utilizzare buona parte dell’energia fossile. Questo è un classico esempio di economia circolare”. Su questo, oltre agli investimenti, molto aiuta anche la tecnologia. Entrambi in Granarolo non mancano: prima tappa del piano strategico di lungo periodo, dal titolo evocativo di #bontàresponsabile, è il lancio di una nuova confezione di latte fresco che permette una riduzione del 16% di plastica rispetto alla precedente versione da 1 litro, con l’utilizzo del 25% di plastica riciclata (R-Pet) e un tappo ancorato che non si disperde nell’ambiente. Una soluzione che, sottolinea Calzolari, “anticipa la normativa comunitaria che andrà in vigore nei prossimi anni”.
(ITALPRESS).
Le vendite del gruppo sono tradizionalmente concentrate in Italia, per una quota del 66,8% dei ricavi. In lieve aumento, pari all’1%, la distribuzione in Europa, mentre cala significativamente quella sui mercati extra europei, registrando un -10,9%. Complessivamente, sul fronte estero il fatturato raggiunge il 33% del totale, confermando una ripartizione stabile rispetto all’esercizio precedente.
“Nonostante sia vero che siamo una categoria cui è stato consentito di lavorare, una parte del mercato si è completamente azzerata, penso a tutto il tema dell’HoReCa, con cui facciamo un fatturato di circa 300 milioni: è cambiato il mix di prodotto. Dal prodotto fresco ad un prodotto da dispensa”, sottolinea Calzolari. I cambiamenti sociali imposti dalla “nuova normalità” penalizzano i consumi fuori casa: tutto il canale registra una perdita del 40,7%, mentre Granarolo porta una contrazione tra il 25% e il 30% medio, con picchi di -80% da marzo a maggio. Questo in favore dei consumi domestici, con un cambio del mix di spesa: si sono privilegiati soprattutto i prodotti commodity a ‘shelf lifè più lunga, come il latte fino a 30 giorni di durata e quello a lunga conservazione.
Le prospettive per il 2021 sono ancora incerte: “Paradossalmente – dice Calzolari – l’anno è partito peggio, perchè nel 2020 almeno un paio di mesi buoni ne avevamo avuti, mentre quest’anno i vari provvedimenti hanno in buona parte confermato le chiusure. Rispetto all’anno scorso abbiamo più consapevolezza e abbiamo messo a punto un’organizzazione”. Doveroso, per Calzolari, l’ottimismo: “Vediamolo non dico tutto pieno, ma almeno mezzo pieno il bicchiere, altrimenti non faremmo gli imprenditori”. Ci sarà “un prima e un dopo i vaccini, prima ancora che un prima dopo Covid. Sicuramente c’è voglia di consumo e di socialità, quando sarà possibile farlo in sicurezza immagino che ricominceremo”.
Forte l’impegno del gruppo sul fronte della sostenibilità. “Da tempo ci confrontiamo con gli obiettivi dell’agenda e abbiamo seguito con attentamente tutta la discussione che in Europa si è fatta con il Green Deal e il Farm to Fork per tutto ciò che riguarda il cibo”, spiega Calzolari, che aggiunge: “Oggi l’agroalimentare, con una corretta gestione, può avere un approccio positivo. L’incremento dei biogas presso i nostri stabilimenti potrà consentire da un lato di ridurre emissioni in atmosfera, di evitare di compromettere le falde, di ridurre la chimica usata sul terreno ma anche di non utilizzare buona parte dell’energia fossile. Questo è un classico esempio di economia circolare”. Su questo, oltre agli investimenti, molto aiuta anche la tecnologia. Entrambi in Granarolo non mancano: prima tappa del piano strategico di lungo periodo, dal titolo evocativo di #bontàresponsabile, è il lancio di una nuova confezione di latte fresco che permette una riduzione del 16% di plastica rispetto alla precedente versione da 1 litro, con l’utilizzo del 25% di plastica riciclata (R-Pet) e un tappo ancorato che non si disperde nell’ambiente. Una soluzione che, sottolinea Calzolari, “anticipa la normativa comunitaria che andrà in vigore nei prossimi anni”.
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