Contents vorrebbe prendere una posizione netta sui vaccini: due giorni di ferie per i lavoratori dell’azienda che si vaccinano, ma le regole lo vietano. L’azienda decide, così, di prendere risoluzioni concrete in merito al tema vaccini, andando in una direzione basata sull’etica e sul diritto alla salute dei proprio dipendenti. La decisione del ceo Massimiliano Squillace, imprenditore seriale di aziende in ambito comunicazione e digital con alle spalle 5 exit e una ormai consolidata expertise internazionale, per spronare e accelerare l’immunizzazione dei dipendenti decide di offrire un giorno di ferie che coincide con il giorno del vaccino e un secondo con il giorno successivo al vaccino.
La motivazione è semplice: incentivare il vaccino e dare la possibilità a chi manifestasse eventuali sintomi di malessere e spossatezza legati all’iniezione, di potersi riprendere e riposare. Non esiste alcuna legge in questo momento storico che tuteli un diritto simile. Non sono previsti, infatti, ‘permessi speciali’ per il Covid-19, dato che, quella di vaccinarsi, è una scelta personale e non risponde a un obbligo normativo. Attualmente i dipendenti di un’azienda sono costretti a richiedere ore di permesso o giorni di ferie quando la data del vaccino è prevista in una giornata lavorativa, una direzione evidentemente opposta a tutte le attenzioni al work-life balance, la capacità di conciliare la sfera lavorativa con quella privata, uno degli elementi più efficaci del benessere del lavoratore.
La base della scelta di Contents è stata soprattutto questa ingiustizia, o meglio paradosso. La decisione di dare due giorni di ferie ai lavoratori di Contents per il vaccino, ha però incontrato non pochi ostacoli nella sua attuazione. A dire no sono stati alcuni consulenti del lavoro dell’azienda.
Nonostante la decisione del ceo si ponesse come obiettivo fondamentale il diritto alla salute di tutti i dipendenti, le regole vigenti in termini di vaccinazioni e covid, non consentono l’attuazione dei giorni di ferie garantiti per chi si vaccina. Il motivo? Il vaccino non è obbligatorio: fa riferimento alle libertà personali dell’individuo. A questo si aggiunge poi la questione discriminazione che ne deriverebbe. Non essendo il vaccino obbligatorio, la scelta della politica aziendale di Contents è discriminatoria per chi decide di non vaccinarsi. Il tema è quindi la scelta personale contro l’obbligo, non il diritto di chi vuole vaccinarsi nelle migliori condizioni possibili o la scelta culturale di un’azienda di creare le migliori condizioni di lavoro per i suoi dipendenti.
Da sempre, infatti, Contents ha promosso la cultura dell’inclusione, l’attenzione alle tematiche di genere e ambientali, incoraggiando il dibattito, il rispetto nel nome dell’uguaglianza. Nel 2019, il ceo aveva regalato un viaggio ai dipendenti a Ibiza per premiarli per l’andamento positivo dell’azienda, una delle iniziative del welfare aziendale che ha ottenuto molta risonanza mediatica e ha ispirato molti imprenditori a fare lo stesso. Quella dell’ausilio alle politiche vaccinali era un aspetto che non poteva essere omesso.
“Non ci saremmo mai aspettati – afferma Massimiliano Squillace, ceo e Founder di Contents – un ostruzionismo simile. Abbiamo vagliato tutte le possibilità con i migliori consulenti del lavoro. Non c’entra niente la discriminazione con la scelta di volere, in tempi brevi, un ambiente sicuro per i miei colleghi. Se essere discriminatori significa garantire diritti per chi sceglie di vaccinarsi, se essere discriminatori significa per me scegliere la migliore via per il benessere della mia azienda, allora sì, voglio essere discriminatorio per chi decide di non vaccinarsi mettendo così a rischio la salute degli altri”. Contents ha messo al centro della sua cultura aziendale l’inclusione, l’eliminazione delle barriere culturali e che in piena pandemia ha voluto promuovere le assunzioni dei talenti a livello globale.