Aumentano i prezzi degli alloggi nelle città italiane a luglio di quest’anno e, a fronte di un’inflazione media nazionale annua pari a +4,1%, emergono disparità territoriali enormi, tra la città con il rincaro più alto, quale è Siena (+18,1%) e Viterbo in netto calo con -10,4%, differenze che tra il top e la coda della classifica si misurano in 28,5 punti percentuali. “Queste differenze spropositate dipendono non solo dal diverso modo di reagire alla crisi e contenere le perdite, restando competitivi o innalzando i listini, ma soprattutto da quanto la ripresa del turismo è stata maggiore rispetto a un anno fa e se si è colmato il gap con i valori pre-crisi”. E’ quanto afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, associazione che ha condotto uno studio, in esclusiva per l’Adnkronos, stilando la classifica completa delle città con i maggiori rincari o ribassi per quanto riguarda i servizi di alloggio e di ristorazione, elaborando i dati Istat dell’inflazione di luglio.
“Si tratta di speculazioni belle e buone. Si è approfittato della ritrovata voglia di vacanze degli italiani per far impennare i prezzi, letteralmente decollati rispetto a un mese già vacanziero come giugno. – denuncia Dona – In particolare, guardando ai dati nazionali, sono i villaggi vacanze, campeggi e ostelli della gioventù ad aver più abusato del desiderio di relax e svago degli italiani, con una maggiorazione mensile dei prezzi del 15,4%, contro un +6% delle pensioni e un più calmierato +1% di alberghi e motel, che comunque segnano un incremento del 4% rispetto a luglio 2020” prosegue Dona.
“Alcune località, ad esempio, – prosegue Dona – hanno maggiormente risentito della riduzione dei turisti stranieri. Eclatante il dato di Venezia, città turistica per eccellenza, che segna ancora una diminuzione dei prezzi rispetto all’estate scorsa, -0,5%. Anche Napoli e Milano sono in deflazione, rispettivamente -0,2% e -0,1%. Firenze, invece, è nella parte alta della classifica, in 13° posizione con +8%, così come Roma, in 26° con +5,6%”.
“Ben 5 città sono invece in deflazione, hanno quindi abbassato i prezzi da giugno a luglio 2021, chiaramente per rispondere alla minore domanda registrata a giugno rispetto a quanto si attendevano. Un segno evidente della crisi. Non per niente a vincere questa classifica è Venezia” conclude Dona.
“Per i consumatori avere prezzi più bassi è sempre positivo, – aggiunge il presidente di Unc – perché si preserva il loro potere d’acquisto e si arriva più facilmente a fine mese”. “Le cause della deflazione, però, da non confondere con gli effetti, possono essere negative, come in questo caso, perché dipendono dalla minore domanda turistica e dall’emergenza Covid, aggravando il problema della ripresa economica del Paese” conclude Dona.