I Talebani ribadiscono di essere “assolutamente impegnati” rispetto ai “diritti delle donne”. “Hanno diritto all’istruzione, al lavoro, alla proprietà”, ha detto Mohammad Naeem, portavoce dell’ufficio politico dei Talebani a Doha, in Qatar, in un’intervista all’agenzia turca Anadolu, nell’intento dichiarato di “rassicurare tutti”.
“Non diremo che la situazione migliorerà nell’arco di uno o due giorni. Ma vogliamo avere una possibilità di risolvere i problemi”, ha aggiunto, sostenendo che “la gente è con noi”.
“La nostra politica punta a risolvere i problemi con il dialogo” e “non vogliamo problemi o la guerra”, ha sottolineato il portavoce dei Talebani mentre il Panshir resta l’ultima sacca della resistenza al gruppo fondato dal mullah Omar dopo la resa di Kabul lo scorso 15 agosto.
Secondo il portavoce, il movimento – che auspica un riconoscimento quanto più ampio possibile – è in contatto con vari Paesi, che “potrebbero sollevare problemi come quello della droga”. “In passato siamo riusciti a eliminare il problema – ha sostenuto – ma questo richiede aiuto da parte di tutti, in particolare dalla comunità internazionale”.
Il portavoce dei Talebani ha ammesso che “il popolo afghano ha bisogno di aiuto” dopo che il movimento è “riuscito a porre fine alla guerra che ci è stata imposta per 20 anni” e ha lanciato un “appello a tutti i Paesi” affinché aiutino gli afghani e l’Afghanistan. “Con la Turchia vogliamo stabilire buone relazioni e svilupparle in futuro”, ha affermato, aggiungendo che il Paese di Recep Tayyip Erdogan “può giocare un ruolo importante e costruttivo in Afghanistan a livello di ricostruzione” e sottolineando la “fiducia nel fatto che la nostra gente sarà in grado di ricostruire il Paese”.
Poi riguardo l’amnistia generale annunciata nei giorni scorsi per tutti i dipendenti delle ‘vecchie’ autorità afghane è tornato a insistere sulle “garanzie a tutti i militari e non militari sul fatto che avranno in futuro la possibilità di servire il loro popolo e il loro Paese”.
“Più del 99% degli afghani è musulmano e quindi le persone devono essere governate in base alla loro fede, alle loro tradizioni e norme”, ha evidenziato Naeem, sostenendo che “sono falliti tutti i tentativi da parte degli occupanti di cambiare la fede e le tradizioni del nostro popolo”. “Diciamo che il nostro governo deve essere islamico – ha proseguito – ci sono diverse forme di governo nell’Islam e le elezioni sono uno strumento ma non un obiettivo”.
“Gli afghani sono responsabili per la loro terra e i loro interessi – ha poi detto riguardo la gestione dell’aeroporto di Kabul – La gestione del nostro Paese è nostra responsabilità e siamo all’altezza”. “Non vogliamo dare la gestione del nostro Paese ad altri”, ha concluso dopo che il movimento è tornato a insistere nelle ultime ore sulla data del 31 agosto come deadline per il ritiro delle forze internazionali.