Il 2021 si conferma un anno di successi, non solo sportivi ma anche imprenditoriali. Lo testimoniano i recenti dati Istat sull’andamento dell’export italiano che nel primo semestre di quest’anno sta registrando un andamento eccezionale: +24,2% su base tendenziale, in valore assoluto meglio del 2019). Performance straordinarie che trovano conferma anche nelle stime di crescita del Pil che sembra attestarsi intorno al 6% nel 2021. Con rosee prospettive per il futuro. Per l’Economist nel 2022 il Pil dell’Italia sarà il quinto per crescita attesa tra i paesi del G20 e il secondo tra i paesi del G8 (con un solido più 4,4 per cento).
In questo scenario sono però molti quelli che fanno fatica a cogliere il vento favorevole della ripresa. Secondo una stima del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne, l’emergenza Covid ha colpito di più le imprese piccole: nel primo anno di pandemia quelle fino a 9 dipendenti hanno perso circa il 34% del fatturato, contro 20% per quelle sopra i 250. Squilibri che si manifestano in particolare tra le aziende che non hanno accesso al mercato internazionale. Il paradosso è che molte di queste – Unioncamere le ha stimate prima della pandemia in circa 70mila – pur avendo le caratteristiche per esportare stabilmente, lo fanno troppo poco o addirittura non lo fanno nemmeno.
Tra i motivi di questa apparente contraddizione c’è la difficoltà – quando non la diffidenza – di molti piccoli imprenditori ad abbracciare la trasformazione digitale. L’informazione è essenziale per il business e oggi non si riesce a gestirla in modo efficace se non si è digitali. Un’idea, però, quella di usare i Big Data ovvero i grandi depositi di informazioni che oggi governano le nostre vite, che spesso è associata solo ai colossi industriali mentre un’informazione rapida, affidabile e semplice da usare è a portata di mano anche delle aziende più piccole.
Il punto d’ingresso più prossimo per addentrarsi in questo nuovo territorio è il Registro delle imprese delle Camere di commercio che contiene tutte le informazioni ufficiali e certificate su qualunque impresa operante in Italia, su chi le amministra e sulle loro performance economiche. Per chi voglia presentarsi alla ribalta internazionale, il Registro offre un vero e proprio “passaporto” ufficiale ricco di informazioni con cui dare fiducia a partner e clienti sulla propria affidabilità: la
Visura in inglese (Company Registration Report)
.
Nella visura camerale sono riassunte tutte le informazioni necessarie per accertare l’esistenza di un’impresa e come opera sul mercato: dalla sede agli amministratori, dall’oggetto sociale alle eventuali certificazioni tecniche, con tutta la storia delle modifiche dalla nascita. Un documento che può facilmente essere affiancato da un certificato con valore legale (il Company Registration Certificate) ed utilizzato nelle pratiche destinate alle autorità internazionali.
Per ottenere la propria visura già tradotta ufficialmente in inglese – dunque senza bisogno di una costosa traduzione giurata – basta accedere al portale
registroimprese.it
o registrarsi al
servizio Telemaco oppure rivolgersi alla propria Camera di Commercio.
A garanzia di sicurezza, visura e certificato in inglese contengono un QR Code – un codice di sicurezza – grazie al quale chiunque potrà verificare via internet la corrispondenza tra il documento mostrato e quello archiviato nella banca dati.
Scaricando la versione digitale della visura e del certificato in inglese non si pagano né costi per la carta filigranata né bolli, i documenti sono immediatamente condivisibili online e totalmente inalterabili, grazie alla presenza del QR code.
I vantaggi della visura già tradotta in inglese non si limitano però all’impresa che ne può fare un agile “biglietto da visita” ufficiale verso il mondo.
Il portale del Registro Imprese è infatti accessibile anche direttamente in inglese all’indirizzo italianbusinessregister.it
. Disponendo di un documento ufficiale per lui sicuramente più comprensibile e affidabile – poiché proveniente da una fonte ufficiale – per un operatore straniero sarà più facile conoscere la situazione giuridica e le principali informazioni economiche di un’impresa italiana con cui stabilire una partnership o sviluppare l’attività.
Fino ad oggi sono state richieste online quasi 600mila visure in inglese. Tra i paesi di provenienza – dopo l’Italia, da cui si è originato il 32% di tutte le richieste – in testa c’è il Regno Unito (con il 16%) seguito da Stati Uniti (10%), Germania (7%) e India (6%).
A mostrare maggiore interesse sulle imprese del Bel paese sono prevalentemente grandi gruppi finanziari, bancari e assicurativi internazionali, grandi aziende nei servizi digitali e consulenza strategica, trasporti e global utilities.
Un milione le imprese che utilizzano il “Cassetto digitale dell’imprenditore”
Fase 3: Infocamere, dal cassetto digitale un aiuto per gestire impresa da remoto
Al Registro Imprese Camere commercio certificazione qualità Iso/Iec 25012