Un elenco ‘1-bis’ nel quale includere tutti gli ausili complessi adattabili per le persone con disabilità, da erogare solo dopo diverse prove al fine di individuare l’ausilio corretto e così garantire l’erogazione del servizio senza le complicanze dovute alla fornitura tramite gara d’appalto: è la proposta di Confindustria dispositivi medici, che così punta a risolvere la situazione creatasi in seguito al lungo percorso della riforma dei Livelli essenziali di assistenza, iniziato oltre 10 anni fa e terminato con la pubblicazione del Dpcm 12 gennaio 2017, al cui interno sono inseriti gli elenchi dei dispositivi medici destinati agli aventi diritto e con spesa a carico del Servizio sanitario nazionale.
Lo spostamento degli ausili per disabilità gravi e complesse (dispositivi che vanno dai bastoni canadesi agli esoscheletri e comprendono anche le carrozzine manuali, le elettriche dotate di dispositivi per la comunicazione di chi le utilizza) negli elenchi di ausili di serie, e quindi oggetto di acquisizione tramite gara d’appalto, impedisce infatti una individuazione ad personam del dispositivo, pesando sulla qualità della vita dei pazienti con disabilità. La revisione degli elenchi ha portato un miglioramento in termini di disponibilità di prodotti (includendo ad esempio alcuni ausili tecnologici), ma ha creato una forte incertezza nelle regole di forniture di ausili per pazienti con disabilità con sensibili differenze tra le diverse regioni.
La situazione degli ausili complessi è stata affrontata oggi all’interno del webinar ‘Ausili complessi e inclusione: le persone al centro nella proposta di Confindustria dispositivi medici’, che si è tenuto nella sede milanese della Federazione. Confindustria dispositivi medici, Assortopedia, Fish Onlus e Simfer, hanno presentato le proposte avanzate alla Commissione Lea, denunciando come l’attuale modello di acquisto e il sistema di classificazione degli ausili penalizzi le persone con disabilità grave e complessa. Una situazione generata dall’attuale Nomenclatore tariffario degli ausili (Dpcm 12 gennaio 2017), che ha visto lo spostamento di alcuni ausili per persone con disabilità dall’elenco dei prodotti personalizzati e su misura a quello degli ausili di serie, per i quali l’erogazione avviene tramite gara d’appalto. Le quattro associazioni chiedono dunque alla Commissione Lea di regolamentare in maniera corretta l’erogazione rivedendo l’attuale Nomenclatore e consentendo di fatto a tutti i pazienti la fornitura di ausili adeguati alle proprie esigenze e garantendo a tutti le migliori cure possibili.
“In Italia oltre 3 milioni di pazienti sono alle prese con procedure per l’approvvigionamento di ausili che impediscono personalizzazione adeguate, tempi celeri e accesso alla migliore tecnologia possibile con rischi sul percorso di cura e riabilitazione – ha commentato Alessandro Berti, presidente ausili di Confindustria dispositivi medici – A gravare su realtà già complesse si aggiunge anche la crisi delle materie prime, con un incremento dei costi dei prodotti finiti del +36%, che rischia di generare nuove difficoltà nel rifornire gli ospedali con un forte impatto sull’intero sistema sanitario nazionale e sull’accesso alle cure e alle tecnologie da parte dei cittadini”.
In Italia sono 3.100.000 le persone con disabilità che beneficiano di un ausilio complesso, il 34,1% di queste ha meno di 64 anni e ha un’occupazione stabile.