Sono “1.656 i medici sospesi” perché senza vaccino contro il Covid e “salgono a 522 coloro che, dopo la sospensione, si sono vaccinati”. Lo comunica la Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), che riceve il flusso di dati dagli Ordini provinciali. “Aumentano, in valore assoluto, i medici che si sono vaccinati dopo essere stati sospesi: sono stati, sinora, 522 su 2.178 sospesi, quasi uno su quattro”. Sono 78, due in più rispetto alla settimana scorsa, su 106, gli Ordini che hanno notificato alla Federazione almeno una sospensione. Agli albi dei medici e degli odontoiatri sono iscritti, in Italia, 468 mila professionisti.
“La notifica della sospensione comunicata dalla Asl al sanitario e all’Ordine, per la sospensione dall’Albo, si è dimostrata un pungolo efficace per indurre alla vaccinazione i colleghi che, per un motivo o per l’altro, non avevano ancora adempiuto all’obbligo – spiega il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Per questo è importante che non si interrompa il flusso, e che tutte le Asl comunichino al più presto agli Ordini i nominativi dei medici non ancora vaccinati. E ciò, sia per evitare che, come sta ancora accadendo almeno in 28 province, i sanitari continuino a operare a contatto con i pazienti; sia per poter convincere a effettuarla i colleghi che, per varie motivazioni, hanno rimandato la vaccinazione. Ricordiamo ancora una volta che, vaccinarsi, per un medico, non è solo un diritto, per proteggersi dall’aumentato rischio di contrarre il Covid, ma anche un dovere etico e deontologico. Con una doppia valenza: quella di abbattere le possibilità di diventare veicolo di contagio per i suoi assistiti, soprattutto per i più fragili, e quella di dare il buon esempio”.
3.800 INFERMIERI SOSPESI – Sono invece “circa 3.800 gli infermieri sospesi” perché ancora non in regola con la vaccinazione anti-Covid. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute la Fnopi, la Federazione nazionale Ordini professioni infermieristiche, che sottolinea come “solo il 75% delle aziende sanitarie ha comunicato i dati” e che “i 3.800 infermieri sospesi sono lo 0,85% degli iscritti”. Secondo Luigi Pais, componente del Comitato centrale della Fnopi: “Non tutte le aziende sanitarie stanno lavorando alla stessa velocità – spiega Pais all’Adnkronos Salute -, c’è chi ha fatto scelte radicali e sta andando a velocità spedita e altre che invece antepongono i problemi di organico che nascono con la sospensione degli infermieri”.
Sul fronte terza dose per gli operatori sanitari invece “al momento non c’è obbligatorietà ma, dai primi dati, i colleghi stanno facendo il richiamo. Certo – avverte Pais – ci sono anche situazioni all’interno di aziende sanitarie che si lasciano perplessi, ovvero operatori che continuano a lavorare pur sospesi perché non vaccinati a causa dei ritardi delle asl nel verificare i documenti. Questo genera insofferenza in chi invece si è impegnato e ha creduto nelle immunizzazioni”. Sulla possibilità che arrivi anche per la terza dose l’obbligo per alcune categorie, Pais conclude che “sarebbe forse opportuno per non generare situazioni di conflitto all’interno dei reparti”.