35 anni di Cfi, ecco le sfide del futuro

Trentacinque anni di attività con al centro impresa e lavoro. Cfi-Cooperazione Finanza Impresa ha festeggiato i suoi 35 anni con una convention alla quale hanno preso parte il mondo politico, produttivo e cooperativo. Dal 1986 la finanziaria partecipata e vigilata da ministero dello Sviluppo Economico è in prima linea per promuovere e sostenere la nascita e lo sviluppo delle imprese cooperative. Il focus principale sono stati i workers buyout, ossia il salvataggio delle aziende in crisi da parte degli ex dipendenti organizzati in forma cooperativa. Ha aperto i lavori il presidente di Cfi, Mauro Frangi che ha spiegato il senso della Legge Marcora, norma che “genera impresa”. “Quando ci sono crisi – ha sottolineato Frangi- l’alternativa che lo Stato si trova di fronte è quella tra sostenere il reddito e quella di orientare le risorse allo sviluppo. La Legge Marcora risolve il dilemma, investendo e scommettendo nella responsabilità dei lavoratori. Frangi ha ricordato che Cfi ha finanziato 560 cooperative di cui 317 worker 

buyout, imprese in crisi rigenerate dai lavoratori riuniti in cooperativa. Investimenti per oltre 303 milioni di euro che hanno contribuito a salvaguardare e creare ben 25.117 posti di lavoro, di cui 9.655 nei Wbo, con un investimento medio per lavoratore di 12.086 euro. Per Frangi la sfida è anche “di essere affianco a quei lavoratori sollecitando il mondo cooperativo a dare solidità ai progetti e garantirne il successo”. È intervenuto, con un video messaggio, il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti che ha parlato dei Wbo anche “uno strumento funzionale alla soluzione delle tante e piccole crisi”. “In epoca di grandi trasformazioni- ha affermato Giorgetti – il lavoro è più che mai al centro. Le formule sulle quali lavora Cfi sono attuali: attaccamento alla propria realtà produttiva, volontà di guardare avanti e aiuto da parte delle istituzioni”. 

Bruno Tabacci, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha ripercorso i 35 anni della Legge, Marcora nella quale, ha spiegato “c’è la forza della modernità”. Tabacci ha visto nel lavoro di Cfi quell’ “etica di responsabilità che serve oggi per portare avanti un’impresa”. “Cfi – ha detto ancora Tabacci- mette insieme l’idea della cooperazione, spingendo all’unità. È un modello di riferimento e in questo periodo è l’occasione per fare un grande salto di qualità”.  

Anna Ascani, sottosegretario allo Sviluppo Economico ha parlato del ruolo del MiseE. “Il nostro compito – ha detto – deve essere quello di accompagnare lo sforzo di Cfi e del mondo cooperativo, dare spinta e sostegno dare un senso al titolo del vostro appuntamento di oggi, mettendo il lavoro appunto al centro”. 

L’amministratore delegato, Camillo De Berardinis, ha ripercorso i 35 anni di Cfi: il lavoro passato e le sfide future. De Berardinis ha ricordato come “la legge Marcora mette il lavoro al centro dell’impresa coniugando la salvaguardia dell’occupazione con la nascita di una nuova impresa e valorizzando competenze e professionalità. Dalle tante storie di Wbo emerge un paese vitale, che non si rassegna. L’intervento a sostegno dei Wbo non può, però, limitarsi ai soli aspetti finanziari ma deve prendere un’attività di formazione rivolta ai soci e al management delle cooperative partecipate con l’obbiettivo di migliorarne capacità gestionali e spirito imprenditoriale. Un modello di intervento virtuoso di politica attiva del lavoro che ha saputo adattarsi ai profondi mutamenti economici e sociale di questi ultimi 35 anni, rimanendo sempre fedele alla sua missione originaria, coniugando presenza dello Stato, ruolo attivo della società civile, intelligenza, capacità di sacrificio e solidarietà dei lavoratori”. 

Per Pierluigi Stefanini, portavoce Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, “Il percorso di questi 35 anni contiene tutti gli ingredienti dello sviluppo sostenibile ed è un percorso di una straordinaria modernità”. Nella Legge Marcora, e quindi nel lavoro di CFI, c’è “una convergenza di interessi diversi: la salvaguardia della ricchezza prodotta che non si disperde, il lavoro dignitoso e lo sviluppo economico. L’idea di Marcora è lungimirante per il futuro per il nostro paese”. 

Maurizio Gardini, presidente Confcooperative, ha parlato del “giorno dell’orgoglio”. “La Marcora – ha detto – ci ha consegnato uno spirito moderno e innovativo. Fin dagli albori c’era la necessità di mettere al centro il lavoro. Oggi raccogliamo risultati brillanti, in un momento storico in cui si sono ampliate le fratture sociali ed economiche molto evidenti”. “La ripresa purtroppo non è per tutti, – ha continuato – il Covid ci ha lasciato delle profonde fratture sociali. Sono ripartire le grandi imprese, ma tante piccole e medie realtà hanno grandi difficoltà. Nessuno deve essere lasciato solo, e Cfi può dare un contributo centrale da questo punto di vista”. 

Per il segretario confederale Cisl, Angelo Colombini, il rapporto tra sindacati e Cfi “è un nuovo modo di creare lavoro alternativo al capitalismo e al liberalismo. È un nuovo modo di avere sempre di più attenzione al tema della solidarietà”. Apprezzamento “per il ruolo e il lavoro importante svolto da Cfi” è stato espresso anche da Giovanni Schiavone, presidente dell’Associazione generale cooperative italiane. 

Per Manola Cavallini, funzionaria della Cgil, “l’impegno deve essere quello di monitorare i tavoli di crisi. Lo dobbiamo fare insieme ed essere in grado di costruire un nuovo modello”. Ha chiuso i lavori Mauro Lusetti, presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, secondo il quale “Cfi ha concretizzato un’esperienza che il mondo ci invidia”. “Lo strumento del Wbo- ha affermato – risponde a bisogni estremamente attuali. Dietro ai numeri ci sono le persone, gli individui che hanno lottato, che hanno fatto sacrifici e protetto il posto di lavoro”. 

 

(Adnkronos)