“E’ presto per preoccuparsi troppo della variante Omicron”, i cui sintomi al momento sembrano lievi, “ma è giusto mantenere alta l’attenzione. Questo perché non abbiamo molte informazioni. Sappiamo, è vero, quali sono i cambiamenti che la caratterizzano. Ma possiamo fare solo alcune ipotesi sulle conseguenze di questi cambiamenti, come per esempio la maggiore contagiosità”. Lo spiega all’Adnkronos Salute il virologo Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia, ricordando che “a volte quello che si riscontra quando il virus accumula molte mutazioni, come nel caso di questa variante, è che potrebbe persino risultare attenuata la sua capacità di causare sintomi. Questo perché, cambiando molte caratteristiche, il virus spesso diventa sì più contagioso ma meno capace di dare forme acute”.
Al momento, però, “non abbiamo molte informazioni sulle conseguenze dell’infezione da variante Omicron. Sappiamo che le persone contagiate in Sudafrica non hanno avuto necessità di ricovero e hanno tutte una sintomatologia lieve. Si tratta però di persone giovani, e questo elemento deve essere valutato. Quello che dobbiamo fare ora è aspettare, un paio di settimane, il tempo necessario ad avere i dati scientifici e verificare se questa variante è in grado di sfuggire al sistema immunitario o resistere ai vaccini. Al momento non ci sono evidenze che sia così”.
“L’unica cosa che dobbiamo fare ora è tenere sotto controllo i contagi”, sottolinea.
“I vaccini attuali danno una protezione contro le varianti. Rispetto a Omicron non sappiamo se la protezione è diminuita – dice Maga – Ma l’indicazione generale, e non abbiamo motivo di pensare altrimenti, ci dice che la protezione c’è. La vaccinazione resta la migliore difesa a nostra disposizione contro il virus”.
“Dobbiamo ricordare – continua Maga – che questa variante si sta diffondendo in un Paese, il Sudafrica, a bassissimo tasso di vaccinazione, intorno al 24%. E ci sono altre caratteristiche del Paese che vanno valutate. Per esempio c’è una presenza elevata di Hiv che causa immunodepressione. Tutto ciò crea un terreno molto fertile. E’ una situazione diversa rispetto alle nostre nazioni dove la copertura vaccinale è alta”, conclude, ricordando che “serve vaccinare tutto il mondo per mettere fine alla pandemia. Omicron, quali che siano i dati che verranno fuori, è la dimostrazione”.