Dermatologa Fargnoli su melanoma: “Attenzione al sole anche d’inverno”

La prevenzione primaria del melanoma tende a ridurre l’incidenza del tumore rimuovendo le cause che lo provocano. Per questo il primo passo è evitare l’eccessiva esposizione al sole (raggi ultravioletti naturali) e a lampade abbronzanti (raggi ultravioletti artificiali). “Non solo durante il periodo estivo. La possibilità che il melanoma sviluppi metastasi, invadendo altri organi del corpo, è direttamente correlata al suo spessore; prima si riesce a intervenire, migliori sono le possibilità di cura e guarigione, in caso di assenza di metastasi. Lo screening dermatologico assume, quindi, il valore di una pratica salvavita”. Così Maria Concetta Fargnoli, direttore Uoc Dermatologia generale ed oncologica presso la Asl 1 Abruzzo e professore ordinario di Dermatologia e venereologia all’Università degli Studi dell’Aquila, in un’intervista pubblicata sul sito di Alleati per la Salute (www.alleatiperlasalute.it ), il portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis.  

“La visita dermatologica – spiega Fargnoli – è raccomandata non solo agli adulti ma anche ai giovani a partire dalla pubertà (13-14 anni). Tutti dovrebbero sottoporsi a controlli regolari con cadenza annuale ma in presenza di fattori di rischio, la frequenza del follow-up deve essere ridotta. Lo specialista, oltre alla visita clinica, si avvale di tecniche diagnostiche non invasive quali la dermatoscopia, in cui attraverso uno strumento munito di luce e di lente è possibile vedere strutture non percepibili ad occhio nudo, aumentando considerevolmente la capacità diagnostica”.  

Il melanoma è un tumore maligno che si sviluppa a partire dai melanociti, le cellule che producono la melanina, presenti nello strato basale dell’epidermide. “A livello morfologico – aggiunge l’esperta – questa neoplasia risulta essere molto variabile e si manifesta più frequentemente sul dorso nel sesso maschile ed a livello degli arti inferiori nel sesso femminile”.  

Riguardo ai tassi di incidenza in Italia, al momento “sono pari a 11-12 nuovi casi all’anno su 100.000 persone – ricorda Fargnoli -. Il melanoma si manifesta prevalentemente tra i 40 ed i 50 anni nella popolazione femminile e tra i 50 e i 60 anni in quella maschile”. Grazie alle campagne di prevenzione e di screening, che permettono di intercettare la malattia in uno stadio precoce, offrendo la possibilità di una maggiore efficacia di intervento e cura, “nell’ultimo decennio – sottolinea Fargnoli – in Italia è stata registrata una lieve diminuzione del tasso di mortalità nel sesso maschile e una sostanziale stazionarietà in quello femminile, con valori intorno a 2-3/100.000/anno”.  

Fra i fattori che aumentano il rischio di sviluppare il melanoma, l’esposizione ai raggi solari, come testimoniano i dati epidemiologici connessi a questi diversi aspetti: area geografica; aumento dell’incidenza al diminuire della latitudine; caratteristiche fenotipiche dei pazienti: rischio aumentato negli individui di pelle chiara e fototipi specifici; sede di insorgenza; aumento del rischio nelle regioni corporee più esposte al sole.  

I danni determinati dalle radiazioni ultraviolette possono essere diversi e dipendono dal tipo di radiazioni: Uvb, con lunghezza d’onda di 280-320 nm, si limitano a raggiungere lo strato basale dell’epidermide e causano le cosiddette “scottature” tipiche dell’estate; Uva, con lunghezza d’onda di 320-400 nm, penetrano più in profondità nel derma, contribuendo al fotoinvecchiamento. Un altro elemento conclamato di rischio è rappresentato dalle lampade o lettini solari, che per questo motivo sono stati classificate dall’International Agency for Research on Cancer come agenti carcinogeni di gruppo 1 e quindi vietati sotto i 18 anni.  

Il controllo delle lesioni pigmentate è una pratica fondamentale, che può essere gestita anche grazie all’autoesame della cute. Ma quali sono le tempistiche e le modalità migliori da adottare? “L’autoesame ha un ruolo fondamentale nella prevenzione del melanoma – sostiene Fargnoli – e va svolto in maniera metodica e costante, sia prima che dopo l’estate. Mensilmente o ogni due mesi il paziente dovrebbe ispezionare tutta la sua superficie corporea, potendo anche avvalersi di un supporto fotografico, per individuare l’eventuale insorgenza di nuove lesioni o cambiamenti di quelle pre-esistenti, seguita tempestivamente da una visita specialistica”.  

Durante l’autoesame, è importante saper identificare il segnale del cosiddetto “brutto anatroccolo”, un neo con caratteristiche diverse da tutti gli altri, e attenersi alla regola dell’Abcde (Asimmetria, bordi irregolari, colore disomogeneo, dimensioni superiori ai 6mm, evoluzione) per individuare le lesioni da monitorare con molta attenzione, con particolare riferimento a quelle che cambiano rapidamente.  

Non appena si scopre qualche anomalia, bisogna rivolgersi subito a un dermatologo. Le regolari visite di controllo sono fondamentali per tutti, ma vanno effettuate “possibilmente prima della stagione estiva, soprattutto negli individui di carnagione più scura – avverte Fargnoli – nei quali le lesioni cutanee possono subire dei cambiamenti, spesso transitori, con l’esposizione solare”. Questa indicazione è spiegata dal fatto che nei pazienti con carnagione più scura, a differenza di quelli con pelle chiara, i nei sono più scuri e l’abbronzatura tende a essere più forte e, quindi, a impedire una chiara visione della struttura dei nei attraverso la dermatoscopia, perché diventano tutti neri e possono sembrare più pericolosi di quanto effettivamente siano.  

Per salvaguardare il più possibile la salute della pelle, i comportamenti da adottare comprendono l’esposizione controllata al sole, già dall’infanzia; evitare l’esposizione al sole nelle ore centrali della giornata; utilizzare indumenti fotoprotettivi, come cappello, occhiali, magliette; applicare creme solari ad alta protezione (Spf 50), che contengano filtri anti-Uvb e anti-Uva; evitare il ricorso a lampade/lettini solari.  

”Le persone a rischio devono essere particolarmente attente a svolgere controlli dermatologici in maniera regolare. In questa categoria rientrano individui con storia familiare o personale di melanoma, con carnagione, occhi e capelli chiari, che presentano un elevato numero di nevi, che hanno o hanno avuto un’esposizione solare o a sorgenti artificiali non corretta o che fanno terapie oncologiche ed immunosoppressive”, conclude Fargnoli.  

L’articolo completo è disponibile su: https://www.alleatiperlasalute.it/whatsapp-con-il-medico/melanoma-i-danni-del-sole-e-la-prevenzione  

(Adnkronos)