Ci sono anche tre detector unit progettate, integrate e qualificate a Pisa a bordo del satellite Ixpe, l’Imaging X-ray Polarimetry Explorer nato dalla collaborazione esclusiva tra la Nasa e l’Agenzia Spaziale Italiana e partito questa mattina, alle 7,00 ora italiana, dal Kennedy Space Center in Florida. A realizzare le tre detector unit è stato un gruppo di lavoro guidato dal professore Luca Baldini, che ha coinvolto nella missione sette tra studenti e dottorandi dell’Ateneo pisano e appartenenti al Dipartimento di Fisica e alla Scuola di Ingegneria. “E’ un grande onore per la nostra comunità aver contribuito ad una missione spaziale così importante” ha commentato il Rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella.
“Quanto realizzato è la dimostrazione ulteriore della forza, a livello internazionale, dell’area di ricerca pisana che ci garantisce, da sempre, collaborazioni ad altissimo livello in tutto il mondo. Oltre al fatto che – ha osservato ancora il rettore Mancarella- questo progetto è stata un’importantissima esperienza formativa per i nostri studenti coinvolti, una di quelle occasioni che solo un ateneo d’eccellenza può fornire. Le mie congratulazioni a tutto il gruppo guidato da Luca Baldini per l’importante risultato raggiunto”.
“Il lancio della notte scorsa rappresenta il coronamento di uno sforzo più che ventennale, a cui ho avuto il privilegio di partecipare insieme ad un gruppo di fisici, ingegneri e tecnici veramente straordinari, sia sul piano professionale che su quello umano” ha detto il professor Luca Baldini, co-responsabile Ixpe per l’Infn e docente del Dipartimento di Fisica dell’Ateneo pisano. “Negli ultimi cinque anni – ha raccontato- i nostri studenti e dottorandi Alessandra Marrocchesi, Federico Pucci, Hikmat Nasimi, Leonardo Lucchesi, Mattia Barbanera, Niccolò di Lalla e Nunziato Sorrentino, che ci tengo a nominare uno per uno per le capacità e la dedizione dimostrate, hanno lavorato in stretta sinergia con il personale della Sezione Infn di Pisa, dando un contributo fondamentale allo sviluppo della missione”. Per Baldini “ovviamente questo non è un punto di arrivo, ma solo un punto di partenza: abbiamo davanti non più di una settimana di riposo, al termine della quale saremo tutti di nuovo impegnati nelle attività di verifica in orbita dello strumento e, soprattutto, nell’analisi dei dati scientifici che, a partire dalla metà di gennaio, cominceranno ad arrivare a terra”.