La riforma sulle Città metropolitane, pur nell’ambito di una sentenza dì inammissibilità, è stata ritenuta dalla Consulta non conforme alla Costituzione, in particolare per quanto riguarda l’individuazione del sindaco. “La sollecitazione della Corte non può rimanere inascoltata. L’incostituzionalità accertata potrebbe, infatti, riflettersi in un vizio su tutti gli appalti a cui partecipano le Città metropolitane, con il conseguente pericolo di perdere fondi in ambiti di intervento quali l’edilizia scolastica o le strade provinciali”. A sollecitare l’attenzione sulla recente sentenza, n. 240 del 2021, della Corte costituzionale è Francesco Saverio Marini, professore ordinario di Diritto pubblico all’università Tor Vergata e Vicepresidente del Consiglio di presidenza della Corte dei conti che all’Adnkronos dichiara: “Per evitare rischi dì contenziosi o, addirittura, di definanziamento dì una parte del Pnrr si deve intervenire subito. Si può risolvere in tempi brevi. E’ sufficiente una legge ordinaria che introduca una nuova modalità di elezione del sindaco metropolitano, coinvolgendo tutti i comuni”.
Marini, che ha anche presieduto quest’anno la Commissione su Roma Capitale, istituita dalla ministra per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini per cambiare l’architettura dei poteri per Roma studiando e predisponendo i possibili modelli giuridici, spiega: “la Corte nella sentenza 240-2021 ha accertato l’incostituzionalità, senza annullare la legge, nel rispetto della discrezionalità del Parlamento. Il problema riguarda individuazione del sindaco metropolitano che attualmente coincide con quello del capoluogo di provincia, in quanto ciò mina il diritto di voto dei cittadini di tutti i comuni che invece dovrebbero partecipare alla elezione. Oggi dunque il sindaco metropolitano non risponde alle persone che amministra. Un fatto che, declinato sui fondi del Pnrr sul cui uso intervengono anche le città metropolitane, potrebbe scatenare una pluralità di contenziosi e ricorsi per vizi degli atti nell’attuazione del Piano, rischiando di mettere in stallo l’accesso ai fondi”.
Soluzione? “La Corte ha sollecitato l’urgenza di un intervento legislativo. Basterebbe una legge ordinaria che introduca una nuova modalità di elezione del sindaco metropolitano coinvolgendo tutti i comuni o tutti i cittadini della Città Metropolitana. Insomma si potrebbe prevedere l’elezione diretta o indiretta (in cui cioè tutti i primi cittadini votano per la provincia) di sindaco e organi istituzionali. Comunque nell’elezione vanno coinvolti tutti”, risponde il costituzionalista.
Tra l’altro, la sentenza della Corte “dovrebbe essere di stimolo al Parlamento sulla necessità di riforme costituzionali significative sul tema dei livelli territoriali di governo. Il Legislatore deve porsi il problema dell’assetto ottimale dei livelli territoriali e, in questa prospettiva, non si può dimenticare il tema di Roma Capitale, sul quale – conclude Marini – già il consenso è trasversale ed all’attenzione del Parlamento”.
(di Roberta Lanzara)