“Continua il valzer dei ministeri che invitano ai tavoli chi vogliono, invece di sentire il Paese reale e chi rappresenta l’industria manifatturiera. Dal ministro Giorgetti eravamo andati mesi fa e ne avevamo parlato nello specifico e quindi questa esclusione è stata proprio una sorpresa. Non puoi convocare al tavolo Confindustria Energia che è fatta da aziende di Stato e che per di più guadagnano sugli aumenti energetici. Si doveva invece sentire prima il Paese, le industrie e dopo riunire chi è, in tanti casi, anche causa o percettore anche di aumenti come sono le aziende legate a Confindustria energia. E che sono in conflitto di interessi perchè sono statali e hanno interessi specifici nell’aumento delle bollette. Si doveva sentire prima il Paese, noi rappresentiamo 45mila aziende”. E’ lo sfogo, raccolto da Adnkronos/Labitalia, di Paolo Agnelli, industriale bergamasco dell’alluminio e presidente di Confimi Industria, sulla mancata convocazione al tavolo tra il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e il mondo delle imprese sul caro-energia.
Esclusione per Agnelli ancora più amara perchè, sottolinea nell’intervista, “quello che dico da dieci anni sull’energia si è avverato in questi giorni e sono stato purtroppo Cassandra in questo e ho sempre detto che saremmo finiti male”. “Si è deciso di non ascoltare chi da 10 anni si occupa di energia, non solo come presidente di Confimi, ma anche come industriale, con uno studio completo, visto che fondiamo alluminio e quindi siamo un’azienda energivora da sempre, e conosciamo l’Europa perchè ci lavoriamo”, spiega ancora il presidente di Alluminio Agnelli.
E invece, attacca ancora Agnelli, “al tavolo di ieri con il ministro Giorgetti si sono parlati tra di loro, tra le aziende che distribuiscono energia, che sono statali, e lo Stato che deve prendere provvedimenti. E mi sembra che non hanno preso nessuna decisione. E invece Iva, accise e oneri di sistema, non possono aumentare, devono restare uguali. E questo va fatto domattina. E poi vanno sfruttati al massimo i giacimenti di gas che abbiamo. E va fatto subito, non c’è tempo da perdere”, incita Agnelli.
“L’Iva -attacca Agnelli- è sul valore aggiunto, se l’energia si quadruplica si quadruplica anche il costo dell’Iva moltiplicato per il 20-22%. Per cui lo Stato guadagna sul valore aggiunto della vendita di energia. Allora bisogna abolire questo guadagno che si vuole fare speculando. Tasse e accise in percentuale devono restare quelle vecchie, già alte, ma se aumentano in percentuale è una rovina”, continua.
E sull’extra profitto: “Il maggior profitto che tu hai lo lasci qui per salvare il Paese, non lo porti via, con i dividendi allo Stato stesso”, continua. Altre misure secondo Agnelli non sono utili. “Dare la possibilità alle imprese di pagare a rate? Questo è un aiuto finanziario, ma noi abbiamo il problema di correggere il conto economico. Se nel conto economico abbiamo perso 2-3 milioni in un anno il fatto di pagarlo a rate non cambia la vita”, continua ancora.
E per Agnelli il rischio, con il boom del costo dell’energia, è un effetto a catena che farà schizzare in alto l’inflazione. “Noi scaricheremo -spiega Agnelli- sul prodotto finito, ovviamente dove riusciremo, l’aumento enorme del costo dell’energia. Tutto l’alluminio, ovviamente non solo mio, ma di produzione europea subirà un aumento enorme e questo influirà sui prodotti in alluminio, anche quelli che servono per fare la transizione ecologica. Dalle auto alle pentole a qualsiasi prodotto che abbiamo in casa. Un aumento che inciderà fortemente sull’inflazione a fine anno”. E’ quanto prevede Paolo Agnelli, industriale bergamasco presidente di Alluminio Agnelli e di Confimi Industria, intervistato da Adnkronos/Labitalia.
“Questa inflazione che sarà altissima a fine anno -continua Agnelli- e che aumenterà l’aumento dei gli interessi passivi che in primis dovrà pagare il governo. Governo che dovrà quindi comunque tirare fuori i soldi sotto forma di bond o mini bond perchè il tasso di interesse aumenterà. Li tiri fuori prima che le industrie se ne vadano dall’Italia”, è l’appello conclusivo di Agnelli.
Gli imprenditori non ce la fanno più, aggiunge ancora Agnelli. “Io sinceramente -continua Agnelli- sono stufo di fare industria in Italia. Stavamo andando da Dio, con il 6,4% del Pil. Ho chiesto di fare uno stabilimento nuovo e ci vuole un anno per avere dalla provincia l’autorizzazione integrata ambientale. Tra quasi un anno saprò se potrò fare lo stabilimento, poi dovrò ordinarlo e ci vorrà un anno per costruirlo. Quindi due anni per fare crescita in Italia. Poi ci lamentiamo che varie aziende multinazionali che hanno già filiali in Romania, Polonia e altri Paesi dove l’energia costa meno se ne vanno dall’Italia…. Allora anche per noi era meglio farlo in Polonia, con energia e costo del lavoro che costa di meno”.