(Adnkronos) –
L’approvvigionamento del grano e dei prodotti derivati sarà un problema per il settore molitorio e per tutto l’agrolimentare italiano dopo l’escalation della crisi in Ucraina. E se la situazione dovesse protrarsi o peggiorare, con sanzioni alla Russia e lo stop all’export, le imprese italiane del settore dovranno rifornirsi di grano su altri mercati, con un conseguente aumento dei prezzi per i consumatori. “Oggi è stata bloccata una nostra nave che doveva andare a caricare grano russo proteico di alta qualità nel porto di Rostov”, nel mar d’Azov, spiega all’Adnkronos Vincenzo Divella, amministratore delegato del pastificio Divella, che ogni giorno produce mille tonnellate di pasta secca, 35 tonnellate di pasta fresca e 90 tonnellate di biscotti. “Questa mattina è stata bloccata la navigazione nel mar Nero e la nostra nave non può entrare. Per alcuni articoli, come grano tenero e duro, il nostro settore mugnaio e molitorio avrà dei problemi”.
Ucraina e Russia, ricorda Divella, sono sempre state “il serbatoio alimentare e di grano dell’Europa. Se non si va lì, bisogna andare in Canada, negli Stati Uniti o in Australia, molto più lontano. Avremo senz’altro dei problemi”. Intanto le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina sulle commodity non solo energetiche sono state immediate. Sulle borse merci di Parigi e Chicago i prezzi del grano “sono aumentati rispettivamente di 40 e 50 punti. Si tratta solo dell’inizio di forti aumenti del prezzo del grano”, dice Divella.
E se la crisi e l’aumento delle materie prime alimentari dovessero continuare a lungo, inevitabilmente i prodotti rincareranno anche per i consumatori finali. Sul breve termine, invece, i prezzi potrebbero non salire, perché “bisogna dire che ogni mugnaio ha delle scorte di grano. Se vuole fare l’approfittatore, aumenta subito i prezzi, ma se la crisi passa e se il grano torna alla normalità, i rincari non ci dovrebbero essere”, continua l’amministratore delegato del pastificio Divella.
In questo senso anche il rafforzamento del dollaro, prevede Divella, causerà “ulteriori problemi nell’acquisto, perché dobbiamo pagare di più il grano che importiamo”. E visto che l’Italia ogni anno deve importare 20 e 30 milioni di quintali di grano “si tratta di un ulteriore danno all’importazione”. L’imprenditore preferisce non entrare nel merito del conflitto in Ucraina, ma sulle soluzioni, dice “anche l’Europa dovrebbe preoccuparsi, più degli Stati Uniti”.