Generali, caccia al voto in vista dell’assemblea: obiettivo istituzionali e retail

(Adnkronos) – Un mese per convincere il mercato a votare la propria lista. I contendenti nella partita per Generali hanno aperto la caccia al voto in vista dell’assemblea degli azionisti della compagnia assicurativa del 29 aprile. Un appuntamento decisivo per il futuro del gruppo, che passa dal rinnovo del consiglio di amministrazione. A sfidarsi sono due liste, quella del cda uscente e quella del gruppo Caltagirone. Con tanto di piani strategici contrapposti. Gli schieramenti vedono da una parte Mediobanca (17,2% dei diritti di voto) e De Agostini (all’1,4%) a sostegno della lista del board uscente e dall’altra la rosa proposta da Francesco Gaetano Caltagirone (sopra il 9%), con i voti più che probabili della Delfin di Leonardo del Vecchio (ufficialmente al 6,6%) e della Fondazione Crt (1,7%). Due blocchi quasi equivalenti, che ora si contendono il mercato.  

Sulla carta il 35% del capitale della compagnia assicurativa fa capo a investitori istituzionali, quota che potrebbe essere diminuita visti gli acquisti effettuati dagli soci forti di Generali negli ultimi mesi. Un altro 8,5% appartiene a fondazioni, società fiduciarie, istituti religiosi e morali e il 22,5% è nei cassetti degli azionisti retail. Di queste categorie la più attiva è quella degli istituzionali, grandi e piccoli fondi di investimento che alle assemblee dei soci votano e si fanno sentire. E che all’assise del 29 aprile saranno determinanti.  

I report di diverse case di investimento hanno già esaminato il piano alternativo del gruppo Caltagirone, ma i fondi aspettano che si esprimano i proxy advisor, le società specializzate che prima delle assemblee esprimono le indicazioni di voto, molto seguite dagli investitori. 

Incerto, invece, il destino della lista di Assogestioni, in rappresentanza dei fondi italiani, che dovrà presentare la propria rosa di nomi entro il 2 aprile. La lista dovrà superare il 5% del capitale presente, ma l’obiettivo rischia di essere incerto, anche se i Benetton con il loro 3,97% dovessero votarla, come fatto all’ultimo rinnovo del cda. In presenza di due proposte alternative per la guida di una società i voti dei partecipanti alle assemblee, e le indicazioni dei proxy advisor, tendono a polarizzarsi, escludendo di fatto una terza lista.  

Un altro degli obiettivi delle campagne condotte dai contendenti è rivolta agli azionisti retail. Tanto che il gruppo Caltagirone ha lanciato un sito internet che richiama il nome del programma ‘Awakening the lion’ per sollecitare i piccoli azionisti a schierarsi. Ma non si tratta solo di cassettisti. Alcune quote sono decisamente rilevanti: dalla Cassa Forense, con l’1% del capitale, alla Ferak delle famiglie Amenduni e Marchi, con l’1,3% dall’ultima rilevazione, fino alle tante famiglie del Nord Est che negli anni hanno accumulato discrete quote del Leone di Trieste.  

(Adnkronos)