(Adnkronos) – “Finalmente ci discostiamo dalla Fda mostrando buon senso e praticità”. Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), accoglie così le indicazioni emanate ieri dall’Agenzia europea del farmaco Ema e dall’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, in merito a una quarta dose di vaccino anti-Covid a mRna. Non un via libera per tutti gli over 50 come quello dato dall’ente regolatorio americano, ma un ok solo dopo gli 80 anni, in base al contesto e al rischio individuale. “Recepiamo queste raccomandazioni in maniera intelligente”, è l’invito dell’esperto: “Chi vuole – spiega all’Adnkronos Salute – ha a disposizione un secondo booster dagli 80 anni in su, da valutare insieme a medici e specialisti magari anche facendo un test degli anticorpi”, considerando che è proprio l’immunità cosiddetta umorale quella più stimolata dai prodotti-scudo a Rna messaggero.
Caruso, ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all’università di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili, evidenzia con soddisfazione che “non si tratta di un obbligo, bensì di una raccomandazione. Un’opportunità che il paziente potrà valutare appunto insieme a personale medico competente, sperando che chi ne può beneficiare” perché ha perso le difese conferite dalle iniezioni precedenti “la voglia cogliere”. In ultra 80enni selezionati come indicato, una quarta dose “potrà aiutare sicuramente”.
E per tutti gli altri, quale dovrà essere la strategia da adottare? “Tutti gli altri – risponde il numero uno dei virologi italiani – si ritiene che al momento di una quarta dose non abbiano bisogno”, come del resto hanno confermato Ecdc ed Ema, precisando che monitoreranno dati e studi, e che cercheranno di definire il momento migliore per pensare a campagne d’autunno. Ma “a quel punto le vaccinazioni dovranno essere fatte con prodotti aggiornati all’ultima variante di Sars-CoV-2 – avverte Caruso – perché allora non ci sarebbe più nessuna scusa per poterci dare un vaccino vecchio”.
“Aspettiamo dunque un vaccino aggiornato che ci protegga contro il virus che circolerà”, continua l’esperto, o anche “un vaccino combinato” come quelli allo studio che uniscono in un’unica iniezione anti-Covid, anti-influenza o anti-altre malattie respiratorie. “Combinare le vaccinazioni Covid-19 e antinfluenzale è positivo per proteggere i più fragili, perché mettendo insieme più molecole vaccinali – ricorda il presidente Siv-Isv – sappiamo che queste si potenziano a vicenda e stimolano componenti multiple dell’immunità”.
Se ne parlerà comunque dopo l’estate e “da quel momento in poi, se non assisteremo a grosse mutazioni o ricombinazioni del coronavirus pandemico, possiamo davvero pensare” secondo Caruso “che la vaccinazione anti-Covid diventi annuale e che segua i criteri di quella anti-influenza. Su raccomandazione – puntualizza – senza obblighi”. Rivolta a chi, “lo dirà l’evoluzione dell’epidemia. I gruppi ai quali proporre la profilassi d’autunno andranno programmati – dice lo specialista – in base a quelle che saranno le vicissitudini di Sars-CoV-2”.