(Adnkronos) – Le madri di Bucha hanno provato a salvare i loro bambini, le loro bambine. Sono andate ”nella scuola dove si nascondevano i bambini e le ragazzine” e ”si sono offerte ai soldati russi, ai ceceni, al posto delle ragazzine. Per salvarle”. Ma ”purtroppo non è servito, purtroppo sono state stuprate le madri e i loro bambini, le loro bambine”. Lo denuncia ad Adnkronos Taras Lazer, professore di lingua e letteratura italiana presso la facoltà di filologia della Borys Grinchenko Kyiv University, andato a Bucha dopo il ritiro delle truppe russe. ”Ho pianto insieme alla gente di Bucha, non riuscivo a capire come fosse possibile tutto questo”, racconta, parlando di ”case distrutte completamente o colpite parzialmente”. Tra queste case anche ”la casa di mia sorella, ho rivisto la sua finestra”, ma ”non ci hanno fatto entrare, i russi hanno minato le strade e le case”. La sorella dell’accademico e sceneggiatore ”è rimasta nascosta nei rifugi a Bucha, ma ora è in Europa”.
E ”le persone che ho incontrato, tra le 30 e le 40, erano tutti anziani, donne e uomini, che hanno deciso di rimanere. Dopo essere uscite dai rifugi hanno baciato i soldati ucraini, hanno baciato il pane”. A loro, in queste settimane, era rimasto ben poco da magiare. ”Dalle loro case i russi e ceceni hanno rubato di tutto. Dalla televisione alla vodka”, racconta.
Lazer, a Bucha, ha rivissuto i suoi luoghi, ”le mie strade preferite”. Il parco dove portava la figlia Anna, ora al sicuro a Berlino insieme alla moglie. ”I boschi, dove mi piaceva andare con la mia famiglia” prima che la guerra stravolgesse il volto della zona alle porte di Kiev. ”Bucha è una zona molto tranquilla con tante famiglie giovani e progressiste, dove ci sono tante scuole e asili nido, case nuove in cui è spettacolare vivere”, dice usando il presente e ricordando la sua casa, vicino al parco. ”Mi hanno raccontato che i russi e i ceceni sono rimasti sorpresi a vedere quelle case tutte nuove, i supermercati, hanno rubato di tutto”, spiega.