Territorio, Simoncini: “Serve task force tecnico-scientifica per mappa edifici in aree critiche”

(Adnkronos) – Mentre sull’isola di Ischia si monitorano altre zone di frana e ancora si scava a Casamicciola, ritornano le polemiche sui condoni edilizi “ma è un assurdo perché inciampiamo sempre sulla parola ‘condono’ mentre sono decenni che non affrontiamo le vere criticità dei nostri territori, i veri rischi a cui l’Italia è esposta a cominciare dal rischio idrogeologico a quello sismico e a quello vulcanico”. A scandirlo, conversando con l’Adnkronos, è l’ingegnere Sandro Simoncini, docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale all’Università Uninettuno e presidente di Sogeea, facendo il punto sulle criticità ambientali e idrogeologiche e sull’abusivismo edilizio in Italia. “Noi parliamo sempre e solo di ‘condoni edilizi’ ed evadere le vecchie pratiche invece ci servirà per avere il quadro dell’abusivismo in Italia” avverte Simoncini che sottolinea: “Serve anche “una task force tecnico-scientifica in capo al Governo per mappare edifici legittimi, o legittimati, che sorgono però su aree critiche” mettendo a rischio la vita delle persone. “Bisogna costituire una task force di persone competenti che affronti il problema dei rischi naturali del nostro Paese mappando gli edifici che sorgono su territori ad alta criticità. Il problema -argomenta – non è il condono edilizio ma dove, su quale territorio sono costruiti edifici abitati”.  

“Noi possiamo riscontrare che un edificio è legittimo, o che ha ottenuto un condono ed è stato legittimato, ma dobbiamo anche mettere a fuoco se il territorio su cui sorge un immobile è soggetto a criticità che mettono in pericolo la vita di chi vi abita” avverte l’ingegnere. Per Simoncini “va chiarito una volta e per tutte che quando si parla di condoni non si tratta di essere a favore o contro il condono. Né ci si deve riferire a nuove sanatorie, a condoni istituiti oggi. Quando si parla di condono si indicano solo pratiche rimaste inevase e relative ad una Legge voluta dal primo governo Craxi ben 38 anni fa, una legge che va quindi solo applicata”. “Il concetto ‘condono’ – afferma ancora l’ingegnere – dunque lo definirei ‘bipartisan’ visto che la prima legge fu fatta dal primo Governo Craxi ed oggi si tratta solo di concludere un iter iniziato decine e decine di anni fa. La legge fu approvata allora e poi è stata solo rinnovata dai successivi governi Berlusconi 1996 e 2003 che ne hanno prorogati i termini però restringendo le possibilità”. “Dobbiamo ricordare – ricorda – che la Legge Craxi sul condono edilizio sanava tutto, qualsiasi superficie e in qualsiasi zona vincolata, non c’erano limiti di destinazione. La legge di rinnovo del governo Berlusconi mise invece un primo limite di volumetria: 750 metri cubi pari a 250 metri quadri. E questo fu il primo grande limite deciso nel 1994-1995 circa. La terza Legge sul condono, cioè la terza proroga voluta dal governo Berlusconi, limitò ancora di più la sanabilità ed escluse completamente le zone vincolate, quindi in zone a tutela ambientale e paesaggistica non era più possibile sanare abusi edilizi, e tutto questo fino al 2003, dopo quell’anno e ad andare in avanti non si poteva più sanare nulla”.  

“Quello che contesto quando si parla tanto di condono edilizio -sottolinea ancora Simoncini- è che ci preoccupiamo di come ‘sanare la casa’ ma non ci preoccupiamo mai di verificare lo stato del sottosuolo su cui è costruito l’immobile”. “Se la casa alloggia su una falda che crolla, l’immobile seppure sanato e legale, crolla. Se costruisco su un terreno a rischio vulcanico, non posso pensare solo alla tutela del ‘paesaggio’ ma devo verificare la sicurezza del territorio, devo essere certo che se il vulcano erutta poi la lava non trascina via la casa mietendo vittime, morti” chiarisce l’urbanista. E stando ad un’analisi del Centro Studi Sogeea, “in Italia ci sono circa 15 milioni di domande di condono, quasi una domanda a famiglia per sanare piccoli abusi o grandi abusi, quindi vanno distinte le cose” riferisce Simoncini. “Innanzitutto – spiega il docente di urbanistica- devo distinguere se è stata edificata una casa completamente abusiva in zona critica o invece la casa è legittima e viene solo ampliata. Se finalmente evadiamo i condoni rimasti in sospeso – che sono circa 4,5 milioni – avremo la totale mappatura e avremmo oltre 21 miliardi di introiti non ancora riscossi che potrebbero raddoppiare con gli interessi, fondi che potrebbero essere investiti per la tutela del territorio”. “Se si facesse una mappatura dei condoni rimasti inevasi avremmo anche circa 500mila pratiche che vanno diniegate. Insomma avremmo finalmente un quadro più chiaro dell’abusivismo edilizio nel nostro Paese” aggiunge infine l’esperto.  

(Adnkronos)