Codice rosso, in Questura a Mantova tre casi a settimana. Gli avvocati riflettono sulla nuova legge

MANTOVA – A Mantova la Questura raccoglie in media settimanalmente 2-3 “codici rossi”, ovvero quelle denunce previste dalla legge che tutela le vittime di violenza domestica e di genere entrata in vigore l’agosto scorso.  Sono i dati emersi oggi in occasione del convegno proprio sul “Codice rosso” organizzato al Mamu dall’Aiga, l’Associazione Italiana Giovani Avvocati di Mantova. 
L’evento è stato promosso in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che cade lunedì 25 novembre. Una riflessione a tutto campo sulla nuova legge che, oltre all’aumento delle pene, impone l’obbligo per la polizia giudiziaria di comunicare al magistrato (il pm di turno) le notizie di reato di maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate avvenute in famiglia o tra conviventi. E le vittime, secondo le nuove norme, devono essere sentite dal pm entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato.
“È la prima volta che organizziamo un evento in occasione di questa ricorrenza”, ha detto Sonia Boselli, presidente di Aiga, “se servisse a salvare una sola donna sarebbe già un grande successo. Si tratta di un tema importante dal punto di vista normativo che abbiamo voluto aprire alla popolazione per sensibilizzare i cittadini sulla violenza di genere”

Molti gli interventi che si sono susseguiti i quali hanno messo in luce potenzialità e criticità della nuova legge. Tra quest’ultime quelle evidenziate dal responsabile della Sezione contro i reati alla persona della Squadra Mobile di Mantova Francesco Ortu che è tornato su quanto lamentato nelle ultime settimane anche da alcuni nomi noti della magistratura come quello del procuratore capo di Milano Francesco Greco. Ortu ha spiegato come la legge ha dato un’accellerazione alla risposta di forze dell’ordine e magistratura di fronte ai casi di violenza domestica e di genere. E ciò è ovviamente positivo. Il problema è che questa ha portato ad inflazionare i casi con il rischio di impedire di estrapolare quelli più gravi. Senza contare che, ad ogni caso, si impone un’attività investigativa a prescindere dal fatto che poi arrivi una querela sul fatto accaduto (il reato è procedibile a querela). Spesso le querele non arrivano e così l’intera attività investigativa viene buttata via.
Alla tesi di Ortu, supportata anche in parte da alcuni interventi di avvocati, si sono contrapposte quelle di altri legali che hanno invece elogiato in toto il “codice rosso” come un provvedimento fondamentale per permettere una vera stretta sulla violenza contro donne e minori. “E’ la magistratura che deve attrezzarsi per far fronte all’aumento inevitabile dei casi” è il messaggio uscito di chi sostiene che la legge sia un valido strumento per tentare di fermare quell’ecatombe che nel nostro Paese vede un femminicidio ogni 36 ore.

A chiudere il convegno è stato il Ministro per le Pari Opportunità, la mantovana Elena Bonetti che, nel suo intervento, ha evidenziato l’importanza delle reti di relazione soprattutto nelle piccole comunità. E, rivolta agli avvocati, ha dichiarato: “avete un ruolo importantissimo, siete una sorta di membrana tra il vissuto delle donne che subiscono violenza e una responsabilità collettiva che va attivata tra le istituzioni statali e territoriali”