Coronavirus, Coldiretti denuncia speculazioni sul latte

Ettore Prandini, presidente Coldiretti
Ettore Prandini, presidente Coldiretti

MANTOVA – “Con l’emergenza c’è chi come in guerra approfitta della situazione di difficoltà e arriva addirittura a speculare sui generi alimentari di prima necessità come il latte”. E’ quanto denuncia la Coldiretti nel segnalare insostenibili richieste di riduzione del prezzo pagato agli allevatori proprio mentre i supermercati vengono presi d’assalto e nelle stalle si continua a mungere per garantire le produzioni e i rifornimenti nelle dispense degli italiani.

“Con i cittadini in fila proprio per acquistare gli alimenti base della dieta, il pretesto della chiusura di bar e ristoranti per disdire al ribasso unilateralmente i contratti è inaccettabile in un momento in cui il Paese – sottolinea la Coldiretti – ha bisogno del latte italiano. Un ricatto per lucrare sulle difficoltà proprio nel momento in cui – precisa la Coldiretti – si moltiplicano le adesioni alla mobilitazione #MangioItaliano per invitare alla responsabilità e a sostenere la produzione nazionale privilegiando negli approvvigionamenti delle industrie e della distribuzione commerciale il Made in Italy, preferendo le mozzarelle con il latte italiano al posto di quelle ottenute da cagliate straniere. Occorre evitare che i comportamenti scorretti di pochi compromettano il lavoro della maggioranza degli operatori della filiera” ai quali va il plauso della Coldiretti.

“Come Coldiretti seguiamo da vicino l’evolversi della situazione – commenta Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Lombardia – Stiamo lavorando per la stabilità del comparto: l’impegno da parte del mondo agricolo c’è, ma serve responsabilità da parte di tutti i soggetti della filiera. Ognuno deve fare la propria parte nel rispetto degli accordi già definiti, per salvaguardare un settore che solo in Lombardia conta più di 5 mila allevamenti con 500 mila vacche da latte e che produce oltre il 40% del latte italiano”.

“C’è purtroppo chi cerca di sfruttare il proprio potere contrattuale – sostiene Coldiretti – per pagare a prezzi stracciati alimenti deperibili come latte, la cui produzione non può essere fermata nelle stalle. Una manovra vergognosa di chi, violando anche il principio base della solidarietà nazionale nei momenti di crisi, tenta di riempirsi le tasche approfittando delle difficoltà del Paese”. “Non lo permetteremo” dichiara il Presidente Nazionale di Coldiretti Ettore Prandini che parla di “alto tradimento nei confronti delle famiglie e delle imprese”.

Per questo la Coldiretti ha già informato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed il Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova ed allertato tutte la rete organizzativa a livello nazionale, con uffici provinciali e locali, per monitorare gli attacchi contro le stalle attivando una casella di posta sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it per raccogliere informazioni e segnalazioni sulla base delle quali agire a livello giudiziario se non verranno fornite adeguate motivazioni.

“Non bastava la campagna denigratoria sui cibo italiano che ha fatto addirittura attivare al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale una casella di posta elettronica (coronavirus.merci@esteri.it) dove segnalare restrizioni e discriminazioni verso i prodotti italiani, ma adesso ci si mettono anche gli speculatori senza scrupoli che vogliono approfittare delle criticità di questo momento” conclude il presidente Prandini nel chiedere “l’intervento della Guardia di Finanza ma anche l’esclusione dei responsabili di comportamenti scorretti da qualsiasi forma di indennizzo economico che il Governo metterà in campo per affrontare l’emergenza Coronavirus”.

“In gioco c’è il futuro di un settore che – rileva la Coldiretti – a livello italiano produce ogni anno oltre 12 milioni di tonnellate di litri di latte di mucca grazie a circa 30mila allevamenti diffusi lungo tutta la Penisola che garantiscono il primato tricolore in Europa nella produzione di formaggi a denominazione di origine protetta (Dop). Quando una stalla chiude – conclude la Coldiretti – si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado”.