Coronavirus, il Presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini chiede il blocco dell’export di materiale sanitario. Il distretto del biomedicale di Mirandola si mobilita

BOLOGNA – «D’intesa con i presidenti Zaia e Fontana, chiediamo il blocco delle esportazioni dei dispositivi di protezione individuale prodotti dalle aziende italiane e la requisizione di questo materiale. Una misura necessaria per evitare che fra pochi giorni ci si trovi nella situazione in cui non si trovino mascherine, tute, guanti, cuffie e i dispositivi necessari, soprattutto nelle Regioni più colpite. Materiale che serve in particolare agli operatori sanitari, che stanno facendo un lavoro straordinario. Tema che ho posto al presidente del Consiglio, Conte, che ci ha rassicurati sul fatto che si troverà immediatamente una soluzione positiva su questo».

Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, in merito alla gestione dell’emergenza Coronavirus.

«Abbiamo reperito un milione di mascherine adesso e 500mila a settimana per i giorni a seguire. Non vogliamo trovarci nella situazione di non riuscire più a trovarle, visto che le aziende italiane rispondono a commesse estere. Per questo ho chiesto, insieme a Zaia e Fontana, il blocco delle esportazioni: ora il materiale prodotto in Italia deve restare qui. Pietro Ferrari, presidente di Confindustria regionale, ha subito dato la piena disponibilità».

Sulla questione si è espresso nei giorni scorsi anche Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, che ha chiamato a raccolta le imprese del settore.

L’associazione ha infatti inviato una comunicazione a tutte le imprese associate chiedendo di segnalare la disponibilità a mettere la propria capacità produttiva a disposizione delle imprese in difficoltà per mancanza di materie prime e semilavorati. Si potrà così far fronte alla crescente richiesta di mascherine, tute, guanti e altri dispositivi medici specifici per contribuire all’arresto dell’emergenza sanitaria globale e garantire la continuità nell’approvvigionamento del Sistema sanitario nazionale.

«Fare sistema in un momento come questo è fondamentale. Tutto il mondo sta facendo sforzi enormi per combattere la diffusione del virus e le imprese italiane dei dispositivi medici sono pronte a dare il meglio con la loro capacità di fare rete e generare coesione – ha dichiarato Boggetti. – Secondo le prime stime, da fine febbraio inizieranno a essere visibili le prime ripercussioni in termini di disponibilità dei prodotti. Sulle aziende italiane dei dispositivi medici pesa in particolare il mancato approvvigionamento di materie prime e semilavorati. In questo momento non è possibile fare previsioni, ma siamo in costante contatto con il Ministero della Salute e siamo aperti alla piena collaborazione per individuare le procedure da adottare. La crescita a tripla cifra della richiesta di mascherine e igienizzanti impone il massimo sforzo da parte di imprese e istituzioni».

Vale la pena ricordare che in Emilia Romagna, nella zona nord della provincia di Modena, a pochi chilometri dal Mantovano, esiste uno dei più importanti distretti biomedicali mondiali, che conta oltre 100 aziende specializzate in prodotti plastici monouso ed elettromedicali. I campi di applicazione sono l’emodialisi, la cardiochirurgia, anestesia e rianimazione, dialisi, cardiochirurgia, trasfusione e altro, utilizzati nei settori sanitari dell’emodialisi, cardiochirurgia, anestesia e rianimazione, aferesi e plasmaferesi, trasfusione, nutrizione e ginecologia. La maggior concentrazione di aziende nel distretto è nei comuni di Mirandola e paesi confinanti, con importanti presenze nel comune di Carpi e Novi di Modena, dove però l’importanza del biomedicale rispetto ad altri settori è marginale. Il numero complessivo degli addetti è di circa 5000 persone tra aziende produttrici ed indotto.