Falsi appartamenti di lusso, immobiliaristi alla sbarra per truffa

Mobbing, rinviati a giudizio tre capi reparto della Bustaffa

MANTOVA – Avevano acquistato degli appartamenti che sulla carta dovevano essere di Classe A, e che invece a seguito di una perizia come classe erano  risultati tra la D e la G. Una fregatura da 3mila euro al metro quadrato per una ventina di persone che a suo tempo avevano acquistato questi appartamenti in via Martini, quartiere Belfiore. Un affare andato male per un processo che rischia di proseguire peggio, nel senso che a dibattimento iniziato è stata posta la questione della competenza territoriale. A giudizio per l’accusa di truffa aggravata ci sono  Giuseppe Vadalà, veronese, e  Alfredo Gasparri, residente a Padova, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale di Condotte Immobiliare Spa, società con sede legale a Roma finita in amministrazione straordinaria alcuni mesi or sono. I due stanno affrontando sia il processo penale che quello civile. In sede penale, di cui si è tenuta un’udienza ieri, le parti civili hanno chiesto un risarcimento di 120mila euro a testa. I fatti in questione risalgono al 2014, quando vennero messi in vendita degli appartamenti di lusso con vista sul lago Superiore, dove accanto a quelli poi ultimati resta ora un secondo lotto incompleto. Il prezzo piuttosto alto era stato giustificato dall’immobiliare con la qualità delle rifiniture che avrebbe portato dei benefici economici ai proprietari, quali minori consumi per il riscaldamento e altri vantaggi che però non si sarebbero concretizzati. A fronte delle spese che si accumulavano, gli inquilini avevano così deciso di nominare un proprio perito secondo il quale la qualità degli appartamenti era di qualità inferiore a quella per cui erano stati venduti. Per questo motivo i vertici dell’immobiliare sono finiti a processo per truffa aggravata. Processo che però rischia di spostarsi di sede visto che i difensori ieri hanno posto la questione della competenza territoriale. Questa viene determinata dal luogo in cui risulta sia stato accreditato il denaro (presumibilimente Roma, dove l’immobiliare aveva sede nella capitale). Il giudice ha quindi disposto un accertamento al riguardo e rinviato il processo al prossimo 12 novembre.