Maxi-operazione dei carabinieri del Ros contro la ‘ndrangheta: fermata una mantovana, mandante di un pestaggio

MANTOVA – Maxi-operazione questa mattina all’alba da parte dei carabinieri del Ros contro la ‘ndrangheta tra la Lombardia, il Veneto e la Calabria. Emesso dalla procura distrettuale antimafia di Brescia un decreto di fermo di indiziato di delitto a carico di nove persone indagate per lesioni personali, aggravate dal metodo mafioso e “con la finalità di agevolare la cosca calabrese dei Bellocco di Rosarno”.

Nell’ambito dell’operazione, denominata “Hope”, è stata fermata anche una mantovana, Marta Magri, 56 anni, risultata la mandante di un pestaggio avvenuto a Governolo, fuori da una tabaccheria, nel giugno del 2018, ai danni del nipote a causa pare di una liquidazione ereditaria.

Secondo le indagini degli inquirenti, la donna aveva inizialmente affidato il mandato punitivo ad Antonio Loprete, 56 anni, organico della cosca dei Bellocco, che insieme al figlio 26enne Giuseppe, al fine di attuare in prima persona l’azione violenta, a gennaio 2018 partiva dalla Calabria per raggiungere la provincia di Mantova. Un primo tentativo, questo, che fallisce grazie all’intervento della Polizia giudiziaria di Mantova. L’incarico viene quindi assegnato a Fabio Campagnaro e Alberto Reale, entrambi padovani, di 49 e 42 anni, non estranei al mondo dei reati fiscali e finanziari, assoldati dalla Magri dietro pagamento di un importo iniziale di 3mila euro. Anche in questo caso il pestaggio, programmato per il mese di marzo, viene sventato.

Il terzo tentativo, però, va a segno. Poche settimane dopo, in giugno, il nipote della Magri viene aggredito e preso a pugni fuori da una tabaccheria di Governolo. Ricoverato all’ospedale di Mantova, viene sottoposto ad un intervento di chirurgia maxillo facciale di ricomposizione con una prognosi iniziale di 40 giorni che si protrae poi per altri due mesi, con compromissione della dentatura.

Le indagini confermano il ruolo di mandante della Magri, con committenti Campagnaro e Reale insieme al veneto Roberto Bortolotto, risultato proprietario illegalmente di un’arma da fuoco, e con esecutori materiali del pestaggio il moldavo Gheorghe Lozovan, classe 1976, e i due albanesi Eduard Keta, 35 anni, e Kleant Curri, 25 anni.

Contestualmente all’operazione, sono state emesse due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di Alessandro Gnaccarini, 53 anni, di Viadana e Gianluca Vendrasco della provincia di Treviso per traffico illecito di rifiuti: sequestrato a ottobre 2018 un capannone a Soiano del Lago, in provincia di Brescia, in cui erano illecitamente stoccate 1.000 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi, destinati a quanto pare ad una struttura ben organizzata in cui era coinvolto anche lo stesso Loprete.

Le indagini, secondo gli inquirenti, hanno permesso di destrutturare completamente la cosca mafiosa riconducibile ai Bellocco e le sue articolazioni extraregionali, operanti in particolare nel Lazio, in Emilia Romagna e in Lombardia.