BASSO MANTOVANO – Si chiama “inverno demografico” e ha poco a che fare con il clima. Si tratta, piuttosto, dell’espressione coniata da alcuni sociologi per descrivere l’invecchiamento della popolazione. Una tendenza confermata a livello nazionale anche nell’ultima edizione del rapporto annuale rilasciato dall’Istat, segnata da culle sempre più vuote e popolazione sempre più vecchia, e che ora si riflette anche sull’Oltrepò. Con scenari tutt’altro che rosei per il futuro.
A parlare sono i dati, che riportiamo di seguito, e che tracciano l’andamento della popolazione residente in alcuni dei Comuni dell’Oltrepò mantovano e del Modenese tra il 31-12-2010 e il 31-12-2018 (ultimi dati disponibili), la variazione assoluta e la variazione percentuale.
COMUNE 2010 2018 VAR.ASS. VAR.%
A questi dati vanno aggiunti, perché non compresi, quelli di Suzzara, con 20.648 residenti nel 2010 e 21.313 nel 2018, con una variazione assoluta di +665 cittadini e una variazione percentuale del +3,22.
Ma più che i dati dei singoli Comuni, poco indicativi presi singolarmente, risultano significativi invece quelli aggregati dell’Oltrepò. Come è possibile rilevare, gli unici paesi che risultano in crescita sono quelli di Bagnolo San Vito (+19), Curtatone (+439) e, appunto, Suzzara (+665). Praticamente solo tre sui 16 complessivamente esaminati nella tabella sopra riportata. In negativo anche i quattro principali centri reggiani e modenesi che si affacciano sulla Provincia mantovana: Concordia sulla Secchia, Mirandola, Reggiolo e Novi di Modena.
Perché queste considerazioni? Perché se all’andamento demografico associamo quello economico, la situazione è preoccupante.
«Tre gli aspetti che vanno rilevati: il calo della popolazione, l’invecchiamento demografico e l’inversione delle tendenze migratorie – commenta il Sindaco di Quistello Luca Malavasi. – In altre parole, se dieci anni fa tanta gente voleva trasferirsi nelle nostre zone, oggi il saldo migratorio appare in negativo, e non riesce più a compensare – come invece avveniva in precedenza – il nostro saldo negativo in termini di natalità. Un altro aspetto preoccupante – aggiunge il primo cittadino – è che più il paese è piccolo, più soffre, mentre le città grandi (si vedano Mantova e Milano) continuano a crescere. Tutto questo per dire che continuiamo a batterci per veder realizzate strutture che attendiamo da anni, quando in realtà servono collegamenti moderni, come la metropolitana leggera, per rendere davvero interessante vivere qui. Tutto il resto sono palliativi».
Sulla stessa linea il Sindaco di Suzzara, Ivan Ongari: «Al di là del dato specifico su Suzzara, che tiene probabilmente grazie ad un distretto industriale dinamico ed ai servizi offerti (scuole, sanità, sociale, trasporti, ecc.), essendo i confini comunali poco significativi quando si parla di questi argomenti, mi preoccupa non poco il terremoto demografico che sta investendo negli ultimi anni sia l’area dell’Oltrepò mantovano che l’Italia (eccezioni straordinarie a parte, come Milano). Il tema dei collegamenti veloci di persone, mezzi, informazioni, energia, è sempre più elemento vitale per le realtà di provincia come la nostra, così come in generale le politiche di conciliazione lavoro/famiglia (e non solo) al fine di rallentare la denatalità».
Thomas Malthus fu tra i primi a teorizzare il rapporto tra demografia ed economia. Ma se è davvero questo il trend, e i numeri sembrano confermarlo, quel rapporto ora va completamente ripensato da parte dei nostri Comuni. Perché, a quanto pare, è proprio il crollo delle culle a trascinare il crollo dell’economia.