Tumore ovarico, percorso ad hoc al Carlo Poma

I dottori Luca Orazi e Paolo Zampriolo
I dottori Luca Orazi e Paolo Zampriolo

MANTOVA – Un percorso ginecologico dedicato alle pazienti a rischio oncologico, per prevenire e curare i tumori ovarici. È parte integrante del progetto di presa in carico delle donne a rischio di sviluppare tumori eredo-familiari gestito dall’Oncologia Medica, guidata da Maurizio Cantore e dal Centro di Consulenza Genetica Oncologica dell’ospedale di Mantova, con la preziosa collaborazione della Brest-Unit, diretta da Massimo Busani.

La parte del percorso afferente alla Ginecologia è curata dal ginecologo Luca Orazi, nell’ambito dell’attività della struttura di Ostetricia e Ginecologia del Carlo Poma, diretta da Paolo Zampriolo. Lo specifico percorso si rivolge alle donne portatrici di mutazioni nei geni BRCA, condizione ereditaria che espone a un elevato rischio di sviluppare il cancro al seno e alle ovaie.

Un protocollo d’eccellenza che recepisce e applica le più moderne linee guida in materia. Prevede l’integrazione fra oncologici, chirurghi della Breast Unit e ginecologi dedicati essendo il distretto della mammella strettamente collegato all’apparato genitale in campo oncologico. Come avviene il reclutamento delle pazienti? Dopo un accurato studio del livello di rischio oncologico per familiarità, in caso di positività al test che evidenzia una mutazione dei geni BRCA l’ambulatorio di Consulenza Genetica dell’Oncologia affida la paziente al percorso in questione.

Seguiamo le donne fra i 30 e i 45 anni – spiega lo specialista Luca Orazi – attraverso controlli periodici, terapia farmacologica, la pillola estro-progestinica ove indicato e chirurgia profilattica, secondo tempistiche corrette, rispondendo al desiderio di maternità di ogni singola paziente”.

La chirurgia profilattica consiste nell’asportazione di tube e ovaie, nonché nella biopsia dell’endometrio. Viene eseguito rispettando il desiderio e i tempi di procreazione della donna, considerando che dopo i 40-45 anni la possibilità di sviluppare una patologia oncologica è molto più elevata. Lo stato di menopausa che l’intervento comporta può rappresentare un problema importante per una giovane donna e per la coppia.

La struttura di Psicologia Clinica dell’ASST – continua Orazi – può offrire un valido supporto alle pazienti, in modo che possano affrontare con maggiore serenità questo cammino. Alle donne che non hanno sviluppato un tumore al seno, in stato di menopausa conseguente alla chirurgia preventiva, può essere proposta una terapia ormonale sostitutiva per alleviare i sintomi se presenti. Il nostro obiettivo è tutelare la salute di queste persone, offrire loro la possibilità di diventare mamme e prevenire il tumore ovarico. La chirurgia profilattica in questo ambito è sì una scelta dolorosa, ma previene lo sviluppo del tumore ovarico nel 95 per cento dei casi”.

Il progetto fa parte di un processo più ampio di riorganizzazione della rete oncologica ginecologica dell’azienda, attuato negli ultimi anni. Su questo fronte è stato costruito un percorso di diagnosi e cura ad hoc che vede una forte sinergia fra i presidi di Mantova, Asola e Pieve di Coriano.

La logica – precisa il direttore dell’Ostetricia e Ginecologia di Mantova Paolo Zampriolo – è quella della centralizzazione dei casi oncologici al Poma, centro multidisciplinare ad alta complessità che offre quindi maggiore sicurezza. Qui si costruisce un piano terapeutico, attraverso la discussione collegiale da parte dei vari professionisti e in conformità con le linee guida internazionali. Dopo lo studio in team e il trattamento, le pazienti possono essere seguite, nei cinque anni successici, nell’ospedale più vicino al loro domicilio, con garanzia di applicazione di piani di cura e follow-up uniformi e condivisi a livello aziendale”.

Particolare attenzione è appunto rivolta alle donne in età fertile, mediante quella che viene definita chirurgia Fertility sparing. Un approccio culturale nuovo alla patologia tumorale che permette, in casi selezionati, di estirpare il cancro in modo radicale, ma anche di tutelare la fertilità. “In questo modo – conclude Luca Orazi – sconfiggiamo la malattia due volte, guarendola e offrendo alle pazienti le possibilità di dare alla luce un’altra vita”.