Sono pesanti le conseguenze del lockdown sul mondo delle imprese. In Italia sono già 44 mila in meno quelle nuove. Un dato destinato ad aumentare nel corso dell’anno, con lo scotto maggiore che verrà pagato soprattutto dalle regioni del Nord. Lo rileva Unioncamere, che ha tenuto oggi la sua Assemblea annuale, da dove ha lanciato una proposta in dieci punti al Governo, rappresentato dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli.
Le Camere di commercio indicano dieci punti chiave, ha detto il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli nel corso dell’Assemblea, per rilanciare l’Italia. “Si tratta – ha spiegato Sangalli – di agire su digitalizzazione e tecnologie 4.0, infrastrutture, semplificazione, giustizia civile e mediazione, internazionalizzazione, turismo, nuove imprese e giovani, sostenibilità, formazione, dotazione finanziaria e irrobustimento organizzativo delle imprese. Agire su questi punti è la vera priorità del Paese”.
“Spingere l’acceleratore sulla digitalizzazione delle imprese e sull’adozione delle tecnologie 4.0 – sottolinea il presidente di Unioncamere – porterebbe un incremento di oltre un punto e mezzo di PIL nel breve termine, mentre ridurre gli oneri burocratico-amministrativi sulle imprese (in primo luogo quelli legati all’avvio di un’azienda o al pagamento delle imposte) vuol dire per l’Italia recuperare quasi 2 punti di Pil”.
Tra marzo e maggio scorsi, il Registro delle imprese segnala oltre 44mila iscrizioni in meno di nuove aziende rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con una riduzione in termini percentuali del 42,8%.
La pandemia mostra di aver già colpito duro in diverse regioni del Nord e del Centro. In Lombardia e nelle Marche le iscrizioni di nuove imprese si sono dimezzate tra marzo e maggio 2020 rispetto allo scorso anno, in Toscana ed Emilia-Romagna sono calate di oltre il 47%, Lazio e Friuli Venezia Giulia sperimentano una battuta d’arresto delle nuove imprese superiore al 45%. In valore assoluto, la Lombardia accusa lo stop maggiore nella diffusione di nuove aziende: -8.721 rispetto al 2019. A seguire il Lazio, con -5.056 nuove iscrizioni. Quindi l’Emilia-Romagna, con -3.535 nuove imprese.
Sul fronte opposto della graduatoria, con dati quindi meno pesanti anche se comunque negativi, si incontrano diverse regioni del Mezzogiorno, a partire da Basilicata, Sicilia, Campania e Molise, dove le nuove imprese iscritte nei tre mesi del lockdown sono calate tra il 20 e il 30% rispetto al 2019.
(ITALPRESS).
Le Camere di commercio indicano dieci punti chiave, ha detto il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli nel corso dell’Assemblea, per rilanciare l’Italia. “Si tratta – ha spiegato Sangalli – di agire su digitalizzazione e tecnologie 4.0, infrastrutture, semplificazione, giustizia civile e mediazione, internazionalizzazione, turismo, nuove imprese e giovani, sostenibilità, formazione, dotazione finanziaria e irrobustimento organizzativo delle imprese. Agire su questi punti è la vera priorità del Paese”.
“Spingere l’acceleratore sulla digitalizzazione delle imprese e sull’adozione delle tecnologie 4.0 – sottolinea il presidente di Unioncamere – porterebbe un incremento di oltre un punto e mezzo di PIL nel breve termine, mentre ridurre gli oneri burocratico-amministrativi sulle imprese (in primo luogo quelli legati all’avvio di un’azienda o al pagamento delle imposte) vuol dire per l’Italia recuperare quasi 2 punti di Pil”.
Tra marzo e maggio scorsi, il Registro delle imprese segnala oltre 44mila iscrizioni in meno di nuove aziende rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con una riduzione in termini percentuali del 42,8%.
La pandemia mostra di aver già colpito duro in diverse regioni del Nord e del Centro. In Lombardia e nelle Marche le iscrizioni di nuove imprese si sono dimezzate tra marzo e maggio 2020 rispetto allo scorso anno, in Toscana ed Emilia-Romagna sono calate di oltre il 47%, Lazio e Friuli Venezia Giulia sperimentano una battuta d’arresto delle nuove imprese superiore al 45%. In valore assoluto, la Lombardia accusa lo stop maggiore nella diffusione di nuove aziende: -8.721 rispetto al 2019. A seguire il Lazio, con -5.056 nuove iscrizioni. Quindi l’Emilia-Romagna, con -3.535 nuove imprese.
Sul fronte opposto della graduatoria, con dati quindi meno pesanti anche se comunque negativi, si incontrano diverse regioni del Mezzogiorno, a partire da Basilicata, Sicilia, Campania e Molise, dove le nuove imprese iscritte nei tre mesi del lockdown sono calate tra il 20 e il 30% rispetto al 2019.
(ITALPRESS).