MOGADISCIO (SOMALIA) (ITALPRESS) – E’ ancora provvisorio, ma destinato a crescere il bilancio dell’attentato kamikaze compiuto questa mattina alle porte di Mogadiscio. Un’autobomba è infatti esplosa ad un chekpoint in uno degli ingressi alla capitale somala. Le vittime accertate sono 76, ma secondo fonti vicine al governo le persone che hanno perso la vita sarebbero almeno 90. Gran parte civili (soprattutto studenti), ma si contano anche una ventina di agenti e almeno quattro stranieri, questi ultimi – si apprende da fonti giornalistiche internazionali – sarebbero dei tecnici turchi. Quello che è certo è che si è trattato di un attentato kamikaze. L’attentatore suicida si trovava a bordo di un’auto carica di esplosivo ferma al chekpoint quando, al momento dei controlli della polizia, ha innescato il congegno.
Una deflagrazione devastante, tanto da essere considerato tra gli attentati più gravi compiuti negli ultimi anni nella capitale somala. Tra le vittime molti studenti come confermato dal portavoce del governo Ismael Mukhtar Omar. La deflagrazione infatti avrebbe investito un pullman carico di studenti universitari. Al momento manca la rivendicazione, anche se i sospetti fanno protendere verso il gruppo di Al Shebaab, organizzazione terroristica legata alla rete di di Al Quaeda, in più occasioni responsabile di attacchi terroristici, l’ultimo a inizio dicembre ai danni di un hotel di Mogadiscio non molto distante dal palazzo presidenziale.
(ITALPRESS).
Una deflagrazione devastante, tanto da essere considerato tra gli attentati più gravi compiuti negli ultimi anni nella capitale somala. Tra le vittime molti studenti come confermato dal portavoce del governo Ismael Mukhtar Omar. La deflagrazione infatti avrebbe investito un pullman carico di studenti universitari. Al momento manca la rivendicazione, anche se i sospetti fanno protendere verso il gruppo di Al Shebaab, organizzazione terroristica legata alla rete di di Al Quaeda, in più occasioni responsabile di attacchi terroristici, l’ultimo a inizio dicembre ai danni di un hotel di Mogadiscio non molto distante dal palazzo presidenziale.
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