Nel rilancio economico post pandemia, il Recovery Fund rappresenta una grande occasione di ripartenza grazie alle ingenti risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione Europea. Ma per poter accedere ai 191,5 miliardi destinati all’Italia, sarà necessario rispettare diverse condizioni e porsi traguardi qualitativi e quantitativi. La maggior parte di questi milestone si concentrano nei prossimi due anni e riguardano l’introduzione di nuovi provvedimenti che agiscano direttamente o indirettamente sulla qualità della vita di tutti gli italiani ma anche e soprattutto sulle imprese. E qui entra in gioco il Pnrr, il Piano di Ripresa e Resilienza strutturato con una serie di riforme funzionali alla crescita della produttività nel medio e lungo termine, della competitività del tessuto produttivo e degli investimenti. Ma in che modo queste riforme impatteranno sul sistema Italia? Interessanti indicazioni sono emerse dal summit Riforma Italia, organizzato da Ey e Luiss Business School, che ha visto il confronto tra mondo istituzionale, accademico e imprenditoriale sulle possibili soluzioni per garantire l’attuazione e massimizzare l’effetto positivo degli interventi previsti dal Pnrr.
“L’impatto delle misure contenute nel Pnrr sono valutate fino al + 3,6% nel 2026 sul PIL, dunque c’è grande attesa e un diffuso senso di fiducia specie tra gli imprenditori, ma occorre l’impegno di tutti per rendere più attrattivo e competitivo il nostro Paese. Una percezione positiva che emerge anche dal nostro sondaggio su manager, imprenditori e opinione pubblica e da cui siamo partiti per proporre idee e proposte concrete su interventi e riforme da attuare per cogliere le nuove sfide per ciascuno dei pilastri di riforma del Paese: semplificazione, fisco, giustizia e lavoro”, commenta in apertura del summit Stefania Radoccia, Managing Partner dell’Area Tax &Law di Ey.
“Il sistema delle imprese in Italia ha dovuto fare i conti spesso con ostacoli, come un quadro normativo instabile, lentezza della giustizia, complessità del sistema fiscale, burocrazia farraginosa. Per consolidare la ripresa e rendere strutturale la crescita è dunque necessaria l’attuazione di un piano di riforme che contribuisca concretamente a rendere il sistema paese in grado di affrontare il presente e le sfide future”, sottolinea nel suo intervento iniziale Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School.
Pubblica Amministrazione, fisco, giustizia, lavoro, sono le 4 grandi riforme di cui il nostro Paese ha bisogno per tornare ad essere competitivo a livello globale. Ma per avere un ritorno positivo sul mondo economico e sociale, ciascuna di queste riforme deve richiedere la definizione di una normativa moderna ed efficiente, unitamente a un piano attuativo consolidato e di lungo periodo, capace di infondere sicurezza e affidabilità nella pianificazione degli investimenti. “L’Italia sta crescendo più dei partner europei, ma è una crescita di rimbalzo dovuta alla ripresa post pandemia. Ora la crescita deve diventare costante e sostenibile e per questo servono le riforme, indispensabili per sostenere gli investimenti”, afferma Domenico Siniscalco, Vice Presidente Morgan Stanley, intervenuto al summit Riforma Italia.
“Il primo assegno del Next Generation EU in arrivo da Bruxelles ammonta a 21 miliardi, contro i 16 destinati a Germania e Francia, dunque è una grande occasione di rilancio, ma anche una grande responsabilità, specie considerando che ci sono 42 tra riforme e provvedimenti che riguardano in qualche modo gli investimenti, che andranno approvati entro fine anno”, ha ricordato Marco Buti, Capo di gabinetto del Commissario europeo agli affari economici e monetari.
Per il rilancio dell’economia italiana ciascuna delle 4 riforme previste si fonda su alcuni punti centrali. A livello di Pubblica Amministrazione la riforma si articola su 4 piani principali: Accesso, per snellire e rendere più mirate le procedure di selezione e favorire il ricambio generazionale; Buona amministrazione, per semplificare norme e procedure anche al fine di accelerare azioni e processi del Pnrr; Competenze, per allineare conoscenze e capacità organizzative alle nuove esigenze del mondo del lavoro e in linea con un’amministrazione pubblica moderna; Digitalizzazione, per una migliore gestione e monitoraggio delle procedure amministrative.
Complessità di norme e tassazione elevata sono tra le principali cause di mancata crescita di un Paese. La riforma fiscale in Italia è dunque una delle più attese da imprenditori e investitori. Il piano prevede: – Ridefinire un sistema fiscale certo ed equo attraverso la razionalizzazione della legislazione fiscale in un unico Codice Tributario – Semplificare il sistema in modo da avere un complesso normativo stabile nel tempo – Razionalizzare la struttura del preliveo e ridurre progressivamente il carico fiscale mediante la pubblicazione di un nuovo Testo Unico e la revisione dell’Irpef – Ridurre il tax gap in Italia, agendo sulla tax compliance Se gli investimenti in Italia sono disincentivati è anche per via dell’inefficienza e delle lungaggini del sistema giudiziario. Migliorare l’efficienza della giustizia civile è dunque uno degli obiettivi maggiormente raccomandati dall’Unione Europea, anche perché ad essa è legata l’erogazione di una parte dei fondi del Recovery Plan.
La riforma della giustizia civile si articola in 3 aree: Implementare il ricorso a strumenti alternativi al processo per la risoluzione delle controversie, Apportare una serie di migliorie al processo civile; Intervenire sul processo esecutivo e sui procedimenti speciali Ultima, ma non meno importante è la riforma del lavoro che prevede 4 interventi principali, che dovrebbero essere funzionali alla crescita del tasso di occupazione, che nel 2020 si attesta al 7%, contro l’11,4% della Spagna e il 7,9% della Francia: Potenziare le politiche attive – Rafforzare i Centri per l’Impiego; Incentivare la nascita di imprese femminili e introdurre la certificazione di parità di genere; Promuovere l’acquisizione di nuove competenze per far incontrare domanda e offerta.
Con riferimento alle riforme previste nel Pnrr sono diverse le proposte di interventi per la crescita economica individuate insieme a Luiss Business School, molte confermate anche da imprenditori e istituzioni intervenuti nel corso del summit. In particolare per implementare le riforme previste dal decreto semplificazioni della Pubblica Amministrazione è fondamentale una maggiore collaborazione tra settore pubblico e privato , così come la digitalizzazione di processi e servizi, l’up-skilling e il re-skilling delle risorse umane. Per il miglioramento del sistema fiscale le misure di intervento prioritarie riguardano principalmente la cancellazione o sistematizzazione di imposte e tasse che incidono sull’attività d’impresa, la riduzione di adempimenti fiscali annuali, il potenziamento della compliance, la completa digitalizzazione del sistema di calcolo e prelievo, l’allineamento della politica fiscale italiana con quella degli altri paesi Europei. In tema di giustizia, un valido strumento per ridurre il carico dei processi civili – indicato come criticità da più parti – è quello del maggior utilizzo di strumenti alternativi di risoluzione delle controversie come arbitrato, negoziazione, mediazione assistita.
In tal senso sarebbe utile aumentare la conoscenza, specie nelle Pmi degli Alternative Dispute Resolution. Infine, riguardo la riforma del lavoro i principali strumenti di azione identificati sono: incentivi all’occupazione con riduzione del gap tra domanda e offerta, elaborazione di un piano di formazione continua, rafforzamento delle politiche attive del lavoro, inclusione delle donne anche attraverso l’introduzione di orario flessibile, congedi di maternità e parentali, sussidi per l’assistenza all’infanzia.
In occasione del summit sono stati presentati i risultati dell’analisi Ey, duplice indagine svolta in collaborazione con Swg sulla percezione e le aspettative di imprenditori e opinione pubblica rispetto al Pnrr. Complessivamente i giudizi tra gli addetti ai lavori sono favorevoli: il 92% dei manager intervistati afferma che il Pnrr è un’occasione unica per modernizzare e rilanciare il Paese, mentre il 68% ha fiducia nel Governo e nella capacità di attuare il Piano. In tema di riforme strutturali previste e loro capacità di dare impulso alla crescita economica del Paese, al primo posto delle preferenze dei manager c’è la realizzazione di grandi infrastrutture tecnologiche, seguite dalla riforma fiscale e dalle infrastrutture fisiche. A livello di capacità di migliorare l’efficienza e il funzionamento delle istituzioni invece la riforma della pubblica amministrazione è indicata al primo posto dai manager, seguita dalla riforma della giustizia civile e poi di quella amministrativa. La riforma fiscale invece è segnalata come principale strumento per rendere attrattiva l’Italia agli investitori stranieri.
Passando all’opinione pubblica, il primo dato che emerge è un livello di informazione piuttosto basso: solo l’11% del campione dichiara di sentirsi ben informato sul tema, il 44% poco o per nulla informato. Riguardo gli effetti del Pnrr, il 75% degli italiani è d’accordo sul fatto che il Pnrr sia un’occasione unica per rilanciare il Paese, ma sui risultati effettivi risultano piuttosto cauti. Solo la metà ha fiducia nella capacità del Governo di gestire l’attuazione del Piano e per il 37% si sta dando troppa importanza al Pnrr, tralasciando altre questioni fondamentali per il futuro. Riguardo gli effetti finali generati dall’attuazione del Piano, la maggioranza non prevede alcun cambiamento in nessuna delle diverse aree specificate, mentre per il 42% non si riuscirà ad utilizzare la totalità delle risorse a disposizione, indicando in instabilità politica e inefficienza amministrativa gli ostacoli principali al raggiungimento degli obiettivi.
Dallo studio di Ey e Swg su manager e imprenditori riguardo le singole riforme previste nel Pnrr, emerge che ci si aspetta molto a livello di effetti concreti nel breve e lungo termine. In particolare riguardo il decreto semplificazioni e la riforma della Pa, l’89% degli imprenditori si aspetta una velocizzazione dei permessi legati ad attività imprenditoriali, l’81% una riduzione dei costi generali delle imprese che lavorano con una PA. La stessa percentuale si attende una crescita dell’attrattiva italiana nei confronti degli investitori stranieri.
A livello di riforma fiscale le principali aspettative riguardano la riduzione della tassazione sul lavoro, indicata dal 45% degli imprenditori intervistati, la semplificazione del sistema tributario con riduzione del numero di imposte (41%) e un sistema con meno aliquote e più detrazioni (41%). L’attuale modello organizzativo giudiziario per l’84% degli intervistati è un elemento di incertezza e limita la propensione agli investimenti. In tema di giustizia civile, tra i punti più critici vengono indicati dagli interpellati la lunghezza dei tempi per ottenere una sentenza (70%), la difficoltà a recuperare i crediti (37%) e l’eccessiva complessità delle procedure (32%). In materia di lavoro, infine, per manager e imprenditori la riforma dovrebbe concentrarsi principalmente sulla riduzione del costo del lavoro (63%) e sulla crescita dell’occupazione con particolare riferimento a donne e giovani (56%).
Per approdimenti: Che impatto avranno le riforme previste dal PNRR sul sistema economico e sociale?