‘Borsa e valori’, oltre un secolo di storia finanziaria nel libro-intervista al banchiere Nattino

(Adnkronos) – L’industria di fine Ottocento, la Prima Guerra Mondiale, il ventennio fascista, una Seconda Guerra Mondiale, la ricostruzione, la creazione di un nuovo sistema politico, il miracolo economico la crescita più faticosa degli anni successivi e le sue crisi intermittenti, fino alla decrescita del nuovo millennio. Questa la cornice del libro-intervista a Giampietro Nattino, oggi presidente onorario della Banca Finnat Euroamerica spa, ‘Borsa e Valori. Storia della Finnat, dall’Ottocento ai giorni nostri’, edito da Franco Angeli e curato da Maura Liberatori e Paolo Pagliaro, presentato oggi a Roma nelle Scuderie di Palazzo Altieri (Fotogallery). 

Un libro che attraversa la storia del nostro Paese attraverso gli occhi, l’esperienza economica e finanziaria di Giampietro Nattino, nipote del fondatore e patron del Gruppo, artefice della crescita di Finnat che, dopo aver lasciato ai figli la conduzione dell’azienda, ha accettato di raccontarsi. 

Una storia imprenditoriale cominciata nel 1898, quando il nonno Pietro – piemontese intrepido, bersagliere, impegnato nelle controverse campagne d’Africa del neonato Stato italiano – si trasferisce a Roma e forte della sua cultura militare e delle buone relazioni anche con il Vaticano, avvia un’attività allora tra le più innovative, quella dell’agente di cambio.  

“Io – spiega – appartengo alla generazione abituata ad apprezzare i fatti più che gli annunci. La politica di oggi è debole, mancano gli ideali”. Questi gli assi su cui il banchiere comincia a raccontare la storia della sua famiglia e non solo. Tra Roma Milano e Londra i Nattino stringono rapporti economici, finanziari, di amicizia e professionali investendo in vari settori dalle acque, all’immobiliare, dall’edilizia alle banche, non dimenticando mai la cura dei rapporti personali con molti dei personaggi che hanno segnato la storia economica italiana dell’ultimo secolo. 

Importante l’avvio del rapporto con l’Imi che rilevò il 20% della Finnat, già di proprietà del Banco di Santo Spirito. “Avevamo finito – racconta Giampietro Nattino – con gli impegni di un semplice professionista ed eravamo entrati in un altro mondo. Da ditta familiare ci eravamo trasformati in impresa”. Un percorso però che si intreccia anche con vicissitudini familiari felici, il matrimonio con Celeste Buitoni, i figli e la passione per la musica, e tristi, la scomparsa del fratello Angelo. Scrigni segreti che però Giampietro Nattino apre senza alcun timore proprio perché dietro al banchiere c’è un uomo che ha saputo affrontare le cose che la vita offre nel bene e nel male.  

Ma il filo della storia di Nattino non poteva non ripercorrere il debutto nel 2000 di Tlx, il mercato elettronico nato per iniziativa di Unicredit, in cui Finnat mise il primo ordine nella Borsa ‘afterhours’, subito dopo l’avvio delle contrattazioni. E ancora i rapporti con il Vaticano, la stagione dell’Iri, l’euro, lo scudo fiscale, l’incontro con Cuccia. Un mondo che ha segnato il nostro Paese con un’unica matrice come lo stesso Giampietro Nattino sottolinea “faber est suae quisque fortunae” strizzando l’occhio alle future generazioni augurando “ad maiora”.  

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