Design, ‘3days’ a Copenhagen: talenti e turisti alla scoperta di opere iconiche e spirito hygge

(Adnkronos) – Appuntamento a Copenhagen per i talenti del design di tutto il mondo. Che siano emergenti o affermati, startup innovative o brand iconici, per tutti il 3daysofdesign, uno degli eventi annuali più importanti nel panorama del design contemporaneo, in programma dal 7 al 9 giugno nella capitale danese, è immancabile. E mai come in questo 2023, in cui festeggia il suo decennale: un’edizione a cifra tonda, che cade proprio nell’anno in cui Copenhagen è anche Capitale mondiale dell’architettura. Un titolo attribuitole dall’Unesco e dall’Uia-Unione internazionale degli architetti per lo sguardo innovativo verso temi come la sostenibilità, l’inclusività, il benessere, proiettati in un’evoluzione architettonica che ne fa una città in continuo divenire, dove si incrociano sperimentazione e tradizione. Momento clou dell’anno sarà il congresso mondiale dell’Uia, dal 2 al 6 luglio, quando architetti, paesaggisti, designer, ricercatori, studenti e imprenditori si incontreranno a Copenhagen per riflettere sul contributo dell’architettura per un futuro sostenibile. In programma anche una vera e propria maratona, la Architecture Run, dove sarà possibile correre fra edifici avveniristici al fianco di archi-star.  

Eventi e iniziative si susseguono durante tutto l’anno per celebrare questa ‘filosofia’ che vede l’architettura moderna strumento per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030: già nel 2025 Copenhagen sarà completamente carbon neutral, grazie alle scelte green adottate negli ultimi anni, dai trasporti pubblici ecologici all’estensione delle piste ciclabili in un paese che quotidianamente si sposta in bicicletta. E dove l’elevato livello di vivibilità ha molto a che fare anche con un modello urbano innovativo, dove il benessere dei cittadini va a braccetto con la tutela dell’ambiente.  

Un percorso avviato sin dagli anni Novanta, quando, per uscire dalla crisi economica, si cominciò a progettare edifici moderni e a ridisegnare quartieri che affiancano il centro storico medievale, dando un volto nuovo all’assetto urbano. Tanto che, per i suoi abitanti, la città offre sempre un angolo visuale inedito, per chi la visita è una continua scoperta e anche per chi ci torna il panorama è ogni volta più ricco. Ed è così che si presenta Copenhagen quest’anno, fra mostre ed eventi che ispirano infiniti itinerari che designer, architetti o turisti possono percorrere.  

A cominciare dai tre giorni del festival 3daysofdesign, durante i quali si può assistere ad anteprime, lanci di prodotti, workshop e dibattiti sparsi per la città. Oltre 290 gli espositori, danesi e internazionali, pronti a presentare le ultime tendenze in fatto di arredo, oggetti, accessori, materiali. Il tema di quest’anno, ‘Where would we be without you?’ (‘Dove saremmo senza te?’), è declinato attraverso 3 hub ufficiali e 13 distretti, distribuiti in città fra luoghi storici e location d’avanguardia, ognuno con le sue peculiarità, dove si possono scoprire musei, gallerie, showroom, concept innovativi, locali di tendenza, gemme architettoniche. Ognuno rappresenta un volto diverso dell’identità di Copenaghen e ha la sua storia da raccontare e la sua personalità da esprimere. 

Così, i 13 distretti, a portata di app scaricabile, diventano una bussola per addetti ai lavori e visitatori, offrendo l’opportunità di conoscere passato e presente ma soprattutto lo sguardo al futuro di questa sorprendente città. Punto di partenza, il Distretto 1, non può che essere il Design Museum Danmark, recentemente rinnovato e riaperto, che espone un’ampia collezione di design danese, tra cui le icone di luminari come Arne Jacobsen, Hans J. Wegner, Finn Juhl, nonché Kaare Klint, considerato il padre del modernismo danese. 

Poco distante, il Distretto 2 ruota attorno a uno dei monumenti simbolo di Copenhagen, la Marmorkirken, la Chiesa di marmo che richiese 150 anni per essere costruita, inizialmente con l’ambizioso obiettivo di far concorrenza alla cupola di San Pietro. Gallerie e negozi di arredo sorti negli ultimi anni popolano quest’area, proprio alle spalle di Amalienborg, la residenza della famiglia reale danese, già di suo un emblema di architettura settecentesca con i suoi quattro palazzi a racchiudere la piazza ortogonale, teatro ogni giorno del cambio della guardia, e accessibile a tutti in quell’abbraccio inclusivo che è nel Dna del popolo danese. Sempre in zona, The Odd Fellow Mansion, settecentesca residenza nobiliare in stile rococo, ospita il Distretto 3 con una mostra di artisti danesi e internazionali. 

Anche il Distretto 4 è nella zona monumentale, in Kongens Nytov, la grande piazza su cui si affacciano il Teatro dove si esibisce il Balletto reale, Charlottenborg con l’Accademia di Belle arti, l’Hotel d’Angleterre (uno degli alberghi più prestigiosi d’Europa) e il più grande Magasin du Nord della Danimarca, a due passi dal Nyhavn, forse l’angolo di Copenaghen più fotografato con le sue case colorate affacciate sul canale. Qui, nei giorni del festival, barcaioli che offrono tour via acqua, turisti a caccia di selfie e promettenti designer sono pronti a confondersi. Sullo sfondo, quel ponte che ha finalmente collegato, per pedoni e ciclisti, il centro storico con il quartiere di Christianshavn, zona di ‘movida’ e ristoranti di tendenza dove il design sposa la tavola, come il Barr, nato nella sede che inizialmente ospitava il pluripremiato Noma e che punta sulla rivisitazione della cucina dei mari del Nord.  

Sempre su questa ‘sponda’ della città, si trova Kuglegarden, sede della Royal Danish Navy, dove si colloca il Distretto 5: nei cortili dove avevano posto i cannoni, i brand di design europei possono esporre i loro lavori. Nei pressi si può visitare il Teatro dell’Opera, una delle architetture più iconiche della nuova Copenaghen: progettata dall’architetto Henning Larsen, circondata da canali, è stata tra le prime a dare un volto nuovo alla città all’inizio degli anni Duemila.  

Il Distretto 6 riporta nel cuore della città, precisamente intorno alla Storkespringvandet, la fontana che fa da spartiacque allo Stroget, la lunga via pedonale dei negozi, storico punto di ritrovo e di sosta, che offre un’esperienza sempre nuova di shopping, fra brand del lusso e veri e propri templi del design danese. Proseguendo nell’itinerario del 3daysofdesign, si può arrivare al Kongens Have, uno dei grandi parchi pubblici della città, una volta giardino reale, dove sorge il castello di Rosenborg, oggi museo dei gioielli della corona: una tappa in questo che nei giorni del festival diventa il Distretto 7 permette sicuramente di assaporare quell’anima ‘slow’ e ‘hygge’ dei ‘locals’, che li ha fatti definire il popolo più felice del mondo. 

Ancora un monumento per il Distretto 8: la Rundetarn, la torre risalente al 17° secolo, che rappresenta il più antico osservatorio funzionante in Europa. Si può risalire la rampa a spirale fino al tetto panoramico per godere della vista sulla città e le sue architetture. Adiacente è il nuovo 25hours Hotel, uno dei 3 hub del 3daysofdesign, che sarà teatro di eventi nei giorni del festival. In zona si trova anche Israels Plads, il ‘salotto urbano’ di Copenhagen, fra campi da basket, skate spot e scale, progettata dallo studio di architettura danese Cobe e restituita ai cittadini dopo anni di cambiamenti d’uso. Sorge proprio tra il lussureggiante Orsted Park e le famose food hall Torvehallerne, il mercato di specialità locali e internazionali. A due passi, una combinazione di design e fine dining si può trovare nel ristorante Host, vincitore del prestigioso Restaurant & Bar Design Awards e che ripropone anche nel piatto il mood nordico.  

Con il Distretto 9 ci si sposta verso Nordhavn, uno dei quartieri più nuovi, punto di riferimento dell’architettura moderna, dove gli edifici d’avanguardia stanno ridisegnando lo skyline e la costa affacciata sull’Oresund. Come simbolo di questa ‘new wave’ architettonica il Festival qui ruota intorno a Konditaget, uno spazio ricreativo aperto, formato da due scale rosse diagonali incrociate come una sorta di rampa di parcheggio, dove si può saltare da un trampolino, giocare a calcetto o semplicemente godersi la vista della città dall’alto. Un esempio di design innovativo che ben esprime il focus sul fattore umano nello sviluppo urbanistico della città, che trova alcune delle sue massime espressioni proprio in questa zona vicina al porto, dove la gente ama prendere il sole o fare il bagno nella Sandkaj Harbour, o addirittura andare in palestra sul tetto, o semplicemente fare una passeggiata sul lungomare e prendere un drink in uno dei numerosi caffè. 

Il Distretto 10, Vaernedamsvej, porta alla scoperta di una piccola gemma nascosta dal sapore francese, tra la residenziale Frederiksberg e Vesterbro, quartiere oltre il parco giochi più famoso, il Tivoligarde, e la stazione centrale, dallo spirito underground e cool, dove si può vagare fra boutique di charme, caffè di tendenza, negozietti e bistrot.  

Si torna nel cuore di Copenhagen e nel suo nuovo polo culturale con il Distretto 11: Blox, uno spazio per esposizioni ma anche coworking e caffè, costruito sull’acqua, dove ha sede il Dac (Danish Architecture Center), quartier generale quest’anno per l’organizzazione come Capitale mondiale dell’architettura. E’ qui che si può approfondire il legame tra architettura e design grazie alla mostra ‘Copenhagen in Common’ che illustra, anche con l’ausilio di plastici e modellini, come gli architetti danesi stanno ridisegnando il futuro della città. Affianco il Black Diamond, chiamato così per il rivestimento in granito scuro e i suoi angoli irregolari: è stato il primo di una serie di grandi spazi pubblici culturali sorti lungo la sponda; ospita la biblioteca ma anche concerti, eventi e mostre. Da qui si può ammirare di fronte un altro dei nuovi ponti pedonali diventati iconici: il Cirkelbroen, nel quartiere di Christianshaven, disegnato da Olafur Eliasson e formato da cinque piattaforme circolari di dimensioni diverse che, con le sue forme sinuose, invita a rallentare e a prendersi il proprio tempo.  

Qualche isolato più a sud architetti a caccia di ispirazione e turisti appassionati possono fare un giro a Orestad, nell’isola di Amager, una zona dove fino a 10 anni fa non c’era nulla e che ora è diventata una delle più cool della città e in continua evoluzione, fra finestre e balconi a cubo, facciate gialle e verdi, grattacieli pendenti e ascensori obliqui. Con esempi di aree residenziali espressione architettonica del concetto di inclusività, come 8-tallet, progettato da Bjarke Ingels, un gigantesco condominio a forma di ‘otto’ e dove i piani si sviluppano in diagonale, di fronte a una riserva naturale. O che sono un ‘manifesto’ della sostenibilità, come gli Upcycle Studios, dove il Gruppo Lendager ha creato case-officina a schiera utilizzando materiali riciclati da strutture in demolizione.  

Ed è qui anche uno dei campus universitari più avveniristici, dove i giovani studiano (e dormono) in edifici che sono già opere iconiche immerse in un parco aperto al pubblico. In continuità, percorrendo il canale che ricrea l’atmosfera del centro della città, si arriva agli edifici di vetro sede di tv e radio nazionali, con la Casa dei concerti firmata da Jean Nouvel, ‘cubo blu’ in grado di offrire giochi di luce. 

Ha il volto dell’archeologia industriale il Distretto 12, uno dei 2 hub ufficiali, che coincide con Refshaleoen, l’area dove vecchi capannoni sono stati portati a nuova vita in un polo che ospita fra l’altro il Centro di arte contemporanea, spazio espositivo per giovani emergenti, ma anche il mitico e misterioso ristorante Alchemist, che dietro un enorme portone scolpito svela un’esperienza immersiva che attraverso un percorso culinario vuole lanciare un messaggio di sostenibilità. Proprio di fronte, affacciato sull’acqua, e raggiungibile dal centro anche attraverso il waterbus, si trova il Reffen, il più grande street food della Scandinavia, dove si possono assaporare piatti di tutto il mondo con lo sguardo verso il tramonto.  

Lungo questa sponda si incontrano anche le nuove residenze per gli studenti, Urban Rigger: monolocali ricavati in vecchi container posati sull’acqua come isole flottanti, ossia la risposta degli architetti danesi, fra riciclo di materiali e creatività, allo stesso problema che in Italia ha portato gli universitari in piazza.  

Non lontano un altro esempio di soluzione tanto sostenibile quanto innovativa a un altro problema globale, quello dei rifiuti: CopenHill è il famoso termovalorizzatore che, oltre a essere l’ennesima icona di architettura moderna, è anche un luogo aperto al pubblico per passeggiare fino in cima al roof, sfidare la parete da arrampicata di 85 metri o addirittura sciare nella discesa verde pensile ricavata su un lato, con tanto di negozio per il nolo dell’attrezzatura necessaria per chi ne fosse sprovvisto. Così, un impianto che trasforma rifiuti in energia elettrica, che nel nostro paese non finisce di animare controverse discussioni, qui dal 2019 è diventato polo d’attrazione turistica e spazio aperto per i cittadini.  

L’ultimo Distretto, il numero 13, è un luogo iconico della Danimarca: Carlsberg Byen. Costruita nel 1847, la birreria oggi è un felice mix di residenze, area commerciale, negozi di design, caffè e un esempio di sviluppo urbano sostenibile. Durante il festival sarà uno degli hub ufficiali e una interessante location per scoprire l’urbanistica della città e la mostra nella Mineralvandsfabrikken, curata da Briq. Da qui si può fare una puntatina alla Cisterna, nel parco di Frederiksberg, per una esperienza immersiva sotterranea con l’installazione di luci e suoni in mezzo all’acqua che presenta la mostra ‘Kimsooja – Weaving th light’, in corso fino a fine novembre.  

Spingendosi più a nord, a Norrebro, si può attraversare il parco Superkilen, uno spazio urbano aperto definito da linee bianche ondulate che, oltre a un intervento di riqualificazione urbana della periferia, vuole essere un invito al dialogo fra le 57 comunità di immigrati che vivono nel quartiere, a cui sono ispirati gli elementi di arredo come fontane e panchine.  

Sì, perché l’inclusività fa parte del Dna della Danimarca tanto quanto il design, e proprio nell’architettura trova espressione in una contaminazione fra passato, presente e futuro. Linee essenziali, materie prime naturali, soluzioni sostenibili, creatività artigianale rivivono negli edifici e nei loro interni, nel paesaggio urbanistico ma anche nel food e nello stile di vita. Tutto contribuisce a creare un’esperienza multisensoriale del design, che è quella che attende la comunità internazionale dei talenti e i turisti che da tutto il mondo visitano Copenhagen nei prossimi giorni e durante questo anno tanto speciale.  

 

(Adnkronos)