(Adnkronos) – “Approvare il dl lavoro l’1 maggio è un segnale politico che questo Governo vuol dare al Paese. Siamo d’accordo con l’aiutare simbolicamente le fasce più deboli dei lavoratori. Non a caso, siamo stata l’unica associazione a proporre la detassazione degli aumenti retributivi e degli straordinari perché in questo momento è giusto che i lavoratori possano guadagnare di più. Da qui in poi occorre, però, capire come questo taglio del cuneo fiscale interessi anche le imprese”. Così, con Adnkronos/Labitalia, il presidente nazionale di Confapi, Cristian Camisa, sulla decisione del governo di approvare il dl lavoro in occasione del cdm previsto per il 1° maggio.
“Non dimentichiamo che in Italia paghiamo cinque punti in più rispetto alla media europea e questo non ci permette di essere competitivi”, spiega ancora.
E per Camisa il Primo maggio ha un significato preciso. “Il lavoro, come recita il primo articolo della nostra Costituzione, è un bene comune. La festa del Primo Maggio, per questo, deve -spiega- includere tutti, a maggior ragione il mondo delle piccole e medie industrie dove imprenditori e lavoratori lavorano fianco a fianco. Per noi, i nostri dipendenti non sono solo numeri come accade nel sistema delle multinazionali e della grande industria, ma li conosciamo per nome, spesso partecipiamo direttamente alle vicende della loro vita, siamo i loro testimoni di nozze o i padrini al battesimo dei loro figli. Insomma per noi imprenditori è fondamentale il capitale umano che mettiamo sempre in condizioni di dare il meglio”, aggiunge ancora.
E sulle misure che servono alle imprese per essere più competitive Camisa sottolinea che “serve uno scatto in avanti per dare agibilità alle aziende che mai come in questo momento hanno bisogno di flessibilità, di un mercato del lavoro che consenta agli imprenditori di poter disporre di strumenti più agili in linea con le attuali esigenze produttive. Sarebbe fondamentale ad esempio che le pratiche per i prolungamenti dei contratti siano più semplici, in prospettiva di un inserimento duraturo soprattutto dei più giovani. Non a caso in molti casi per le nostre aziende il contratto a tempo determinato si è evoluto in assunzione a tempo indeterminato”, conclude.