“La prima giornata di green pass si è svolta come previsto dalla normativa ministeriale. I dipendenti erano stati informati già da tempo, ed aggiornati con le varie modifiche ministeriali susseguitesi nei giorni precedenti all’obbligo, tramite l’affissione della cartellonistica in bacheca e con messaggi email personali”. Lo dice all’Adnkronos/Labitalia Gianni Gallucci, direttore generale di Gallucci, azienda che affonda le radici in una tradizione familiare iniziata quasi cento anni fa e che dal 1959 è il punto di riferimento per la produzione di calzature di alta qualità e di quelle ortopediche e correttive per bambino.
L’azienda, che ha lo stabilimento nelle Marche e lo showroom per i buyer internazionali a Milano in Piazza San Babila, è una delle aziende di calzature ed accessori in pelle artigianali e totalmente made in Italy preferite dalle famiglie reali come quella svedese e quella belga, personaggi dello star system come Madonna, Jennifer Lopez e Sarah Jessica Parker e del mondo dello sport come Klay Thomson, Stephen Curry e Kevin Durant.
“Le aziende – spiega – avrebbero dovuto stabilire linee guida di controllo prima del 15 ottobre ed informare i dipendenti al riguardo. Per nostro conto sono stati nominati diversi controllori che supervisionano le diverse vie di accesso allo stabilimento, gli stessi sono stati muniti di smart phone e tablet con l’applicazione ‘Verifica C19’ del Ministero, utile a controllare la veridicità del green pass”.
“I controlli – chiarisce Gianni Gallucci – si estendono a tutti quelli che entrano nello stabilimento e negli uffici, da dipendenti a fornitori e trasportatori”.
“Il green pass – ricorda – può essere generato da vaccinazione (fatta da oltre 15 giorni) da tampone rapido valido per 48h o tampone molecolare valido per 72h. La maggior parte dei dipendenti è già vaccinata da tempo, ma dopo l’informativa alcuni che ancora non si erano vaccinati hanno deciso di farlo, solo un paio hanno invece deciso di continuare con i tamponi senza vaccino”.
“Il primo giorno – afferma – c
’è stato anche un caso di un dipendente senza vaccino e senza tampone che non è stato accettato a lavoro ed è stato invitato a tornare a casa nel rispetto della normativa. Quest’ultimo purtroppo risulterà come assente ingiustificato”.