(Adnkronos) – “Voglio fare una premessa: quanto sta accadendo in Ucraina, nel cuore dell’Europa, è assurdo, atroce e ingiustificabile. Dunque, le sanzioni nei confronti della Russia sono sacrosante e tutta la comunità internazionale deve mettere in atto ogni misura possibile, al di fuori della sfera bellica, per convincere Mosca a ritirarsi e a negoziare, così da riguadagnare quanto prima condizioni di pace. Come dice il Presidente Mattarella, opporsi alla guerra ha un prezzo e tutti dobbiamo pagarlo. Detto ciò, è chiaro che ci saranno dei contraccolpi sull’economia romana, anche se ancora non si possono quantificare perché non sappiamo quanto durerà il conflitto, quanto dureranno le sanzioni e in che misura lo Stato e l’Europa interverranno ancora a sostegno di famiglie e imprese”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Pietro Abate, segretario generale della Camera di Commercio di Roma, sugli effetti della guerra in Ucraina per l’economia dell’area metropolitana della Capitale.
Secondo i dati della Camera di Commercio, infatti, “Roma esporta in Russia per 210 milioni circa, ma importa per 1,3 miliardi. Mandiamo prodotti dell’aerospazio, aeromobili e veicoli spaziali per quasi 55 milioni (dati dei primi 9 mesi del 2021), saponi, cosmetici e profumi per 21 milioni, abbigliamento, cuoio e scarpe per 7,5 milioni. Ma importiamo metalli, prodotti chimici di base, carbone per 136 milioni e molta carta (850 milioni). I metalli, acciaio in testa, sono fondamentali per le nostre imprese”.
E senza dimenticare l’impatto sul turismo, che proprio in queste settimane stava iniziando a sperare in una ripresa post-pandemia. “Su circa 1,4 milioni di russi arrivati in Italia nel 2019, fino a 300mila passavano anche da Roma, seconda meta preferita dopo Milano. E spendono oltre mille euro pro-capite, sono tra i maggiori big spender, quindi rischiamo di perdere in un anno 300 milioni di fatturato”, spiegano dalla Camera di commercio.
Secondo Abate, “non a caso, già a inizio settimana la Camera di Commercio, attraverso il presidente Tagliavanti, aveva lanciato l’allarme sul fatto che molte aziende sono in difficoltà da una parte per l’approvvigionamento delle materie prime e dall’altra per il caro energia, fenomeni che erano già iniziati prima della guerra come segno di robusta ripresa economica e che adesso, invece, si colorano di tinte fosche. Di sicuro, però, subiremo le conseguenze di questi fattori che renderanno meno competitivi sui mercati i nostri prodotti”, aggiunge Abate.
“Senza dimenticare il comparto turistico russo che ha sempre generato un grande ritorno per la Capitale, soprattutto nel segmento del lusso. È chiaro, dunque, che va ridefinito in radice quel quadro molto favorevole che vedevamo nell’ultimo scorcio del 2021, con la ripresa tumultuosa del settore edile e il rilancio dei servizi grazie soprattutto all’atteso ritorno dei turisti dopo la pandemia”, conclude Abate.