(Adnkronos) – “Le 1.361 denunce di morti per lavoro del 2021, che il rapporto annuale Inail ha reso pubbliche oggi, parlano di un aumento del 10% senza considerare quelle provocate dal Covid, mentre le denunce di infortuni complessivi denunciati sono state 564.089, in calo dell’1,4% sul 2020 e, anche in questo caso, la diminuzione è dovuta esclusivamente alla contrazione dei contagi da Covid. Un quadro davvero inverosimilmente drammatico, considerata l’attività di prevenzione attiva ormai da 13 anni con il decreto 81, tuttavia tristemente annunciato dalla divulgazione dei dati mensili”. A dirlo il presidente nazionale Anmil Zoello Forni. “Condividiamo – spiega – lo sconforto della presidente della Commissione lavoro della Camera, Romina Mura, che nel rammaricarsi per l’impossibilità a continuare in Commissione un’attività che ha dato frutti e stabilire interventi da inserire in legge di Bilancio per un lavoro più dignitoso e più sicuro lancia un appello alle future Commissioni di considerare priorità l’emergenza infortuni e le disparità di genere, settoriali e territoriali, su cui le nuove Camere dovranno tornare a impegnarsi il prima possibile”.
“Abbiamo proposto – sottolinea Forni – in più sedi e nelle varie audizioni parlamentari, di prevedere nei piani di prevenzione le nostre testimonianze la cui efficacia straordinaria e di forte impatto è continuamente confermata dalle numerose aziende che ci invitano ad incontrare i loro lavoratori per raccontargli cosa succede quando manca la sicurezza sul lavoro, così come accaduto oggi in una grande multinazionale dove le testimonianze di Andrea Lanari, Luigi Vita e Alessandra Pigliapochi insieme al presidente Anmil Pavia Walter Ferrari hanno emozionato e lasciato il segno su oltre un centinaio di lavoratori”.
“Ma – avverte il presidente Anmil – quello che chiediamo ai vertici dell’Inail, a fronte dei numeri oggi rappresentati è di ricordare che la primaria missione dell’Istituto è la tutela delle vittime che purtroppo, all’indomani di un infortunio, si ritrovano a vivere con gravi problemi e difficoltà che potrebbero essere arginate se solo si migliorasse la presa in carico e si attuassero tutte le azioni possibili per favorire il loro reinserimento lavorativo attraverso progetti e supporti mirati anche con adeguati ausili e protesi all’avanguardia. Perché non basta essere un’eccellenza nella ricerca se poi a beneficiarne sono solo in pochissimi”.