Innovazione, EY: 50% aziende italiane investe in tecnologie abilitanti

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L’innovazione ha avuto un peso fondamentale in ciascuna delle grandi rivoluzioni industriali che si sono succedute nei secoli. Nel contesto attuale, noto anche come Quarta Rivoluzione Industriale o Industria 4.0, le tecnologie digitali hanno il ruolo di acceleratore e abilitatore del cambiamento, permettendo alle imprese una trasformazione radicale verso nuovi modelli di business, sviluppo di nuovi prodotti e servizi, anche in ottica di sostenibilità sociale e ambientale. Dunque, per essere competitive a livello globale, le aziende devono essere in grado di perseguire un profondo cambiamento, investendo in tecnologie e idee innovative. Quali sono gli ingredienti per una trasformazione di successo? Secondo l’EY transformation realized research 2022, un report su 1.700 aziende globali in 26 Paesi, è necessaria una combinazone di diverse tecnologie con dati, elementi di leadership e sponsorship, competenze delle persone, cultura aziendale, ecosistema di partner.  

A tale proposito, commenta Luca Grivet Foiaia, technology consulting leader di EY Italia: “Secondo una ricerca EY, il 50% dei Ceo in Italia prevede di fare investimenti significativi sulle tecnologie abilitanti, segno che c’è un cambiamento culturale importante nel nostro Paese e che c’è volontà di andare seriamente nella direzione della digitalizzazione. Insieme alla volontà di investire, primo passo per abilitare veramente l’innovazione in Italia, per una trasformazione tecnologica di successo le imprese devono applicare una ricetta equilibrata che vede da un lato l’implementazione di un mix di tecnologie diverse e dall’altro l’affiancamento di persone con le giuste competenze. Componenti hard e soft insieme sono la chiave per il successo delle imprese”. 

Un dato che emerge dal rapporto EY è che l’Italia sta crescendo di più rispetto agli altri grandi Paesi occidentali: il 50% delle aziende italiane intervistate prevede di fare investimenti significativi in tecnologie abilitanti, rispetto al 39% del resto del mondo. Un dato che sottolinea la volontà di accelerare nella transizione digitale, ma anche un cambiamento culturale in atto nel nostro Paese. La chiave del cambiamento è indirizzarsi verso modelli di business che utilizzano le nuove tecnologie in maniera contemporanea e integrata.  

Al primo posto tra le tecnologie su cui le aziende puntano, data&analytics, indicata dal 53% dei ceo intervistati, quindi cloud 49%, internet of things 42%, intelligenza artificiale 35%, investimenti minori sono previsti per altre tecnologie come blockchain, digital twin, realtà virtuale. Dunque, il ruolo principale è dei Big Data, una tecnologia che offre possibilità di applicazione in diversi settori, dalla produzione industriale alla sanità fino alle smart city, grazie al fatto di poter usufruire di enormi quantità e varietà di informazioni in tempi rapidi.  

Avere a disposizione grandi quantitativi di dati è una ricchezza che deve essere gestita opportunamente. Qui entra in gioco un’altra tecnologia abilitante, il cloud, uno strumento che permette di archiviare, elaborare e trasmettere i dati direttamente attraverso la Rete, riducendo i costi per le infrastrutture digitali dell’azienda. Sul terzo gradino del podio per investimenti previsti in tecnologie digitali si trova l’Internet of Things che permette di connettere tra loro e con noi macchinari e oggetti fisici, potendoli gestire da remoto in modo efficiente, con importanti vantaggi. Si pensi ai processi industriali con i macchinari interconnessi che possono comunicare eventuali difetti durante il ciclo produttivo, così da poter intervenire in tempo reale. 

Per poter guidare il cambiamento le aziende devono saper integrare tecnologia e persone, creare un ecosistema di partner, rinnovare le competenze di dipendenti e collaboratori, attivare l’attenzione verso i rischi della cybersecurity. In particolare, la creazione di ecosistemi e partnership di valore sono ritenute fondamentali per il successo della propria azienda da quasi tre quarti degli imprenditori intervistati (71%). Con l’aumento di interconnessione e scambio di dati legati alle nuove tecnologie, cresce anche il rischio di violazione della privacy e uso improprio di dati e informazioni, dunque devono essere aumentati i livelli di sicurezza informatica. Una questione particolarmente sentita dagli intervistati italiani. In effetti, gli attacchi informatici negli ultimi anni si sono moltiplicati, specie nel nostro Paese, +168% dal 2018 al 2022, mentre a livello globale sono cresciuti solo del 21,5%. 

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