‘La Vita Agile’, a confronto su futuro e prospettive dello smart working

(Adnkronos) – La prospettiva di difficoltà, tra guerra e crisi energetica, impone una riflessione sulle misure necessarie per affrontare l’epocale congiuntura socio-economica. Le imprese, che oggi sono costrette a fronteggiare una nuova crisi, hanno migliorato e innovato le proprie organizzazioni con lo smart working, unica chance per superare l’emergenza sanitaria senza fermare l’economia e tutte le altre attività socio-economiche. A rilevarlo la ricerca, a cura di Tecnè, presentata oggi nell’ambito della smart conference ‘La Vita Agile’ organizzata da MeglioQuesto e Lavoro&Welfare, presso il Virtual Studio – Teatro Garbatella e in streaming sul sito de Il Sole 24 Ore. Tra meno di un mese le regole collegate allo stato di emergenza termineranno. Dalla smart conference alcune soluzioni per risolvere le questioni rimaste in sospeso in un contesto di forte e rinnovata criticità.  

“Lo smart working produce anche dei contraccolpi sul territorio che vanno guidati senza pensare che questa sia l’unica forma di organizzazione del lavoro ma senza anche forme di luddismo che pensano di riportare le lancette dell’orologio indietro. E’ una modalità di organizzare il lavoro e che è stata anche funzionale alla competitività di molte imprese”, ha detto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, intervenendo al secondo panel della smart conference intitolato ‘Disegnare la nuova organizzazione del lavoro’, sull’urgenza di nuove norme capaci di rispondere alle mutate esigenze dettate dall’organizzazione del lavoro agile. 

“Lo smart working può essere la testa di ponte per passare da una valutazione delle persone basata sulla quantità delle ore lavorate a una valutazione basata sulla qualità”, ha osservato Maurizio Stirpe, vicepresidente di Confindustria, che ha partecipato al primo panel dal titolo ‘Il lavoro agile da emergenza a strumento per la competitività’, in cui si è messa in risalto l’occasione storica per innovare l’economia migliorando la coesione sociale. “L’unica perplessità che nutro nei confronti dello smart working – ha proseguito Stirpe – è che può venire meno il senso di squadra, e l’impresa funziona bene quando le componenti sono in relazione. Quindi credo che debba esserci un equilibrio anche nei settori in cui viene sviluppata al massimo tra il lavoro in presenza e lo smart working. Non si deve essere integralisti”. 

E per il vice presidente vicario di Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, “lo smart working è la risposta strategica a quelli che sono i cambiamenti dell’economia. Le nostre aspettative sono di accompagnare questi cambiamenti, con attenzione a tutti gli stakeholder che sono certamente i lavoratori, ma sono anche le imprese e il contesto sociale all’interno del quale operano”. 

“Ci sono stati settori più coinvolti dallo smart working, altri meno, e altri che invece sono stati colpiti dal lavoro agile, in modo particolare quelli legati ai servizi alla persona che soffrono. Si deve essere attenti quindi a tutelare i lavoratori ma anche le imprese e la loro produttività”, ha continuato.  

In conclusione, per Stoppani, “i vantaggi sono evidenti ma si deve intervenire anche sulle negatività che ci sono e che riguardano i settori del commercio e dei servizi alla persona che sono stati colpiti dalla ‘desertificazione’ delle città, legata allo smart working”, ha rimarcato.  

“È cambiata l’organizzazione del lavoro: oggi abbiamo una visione più comunitaria e meno gerarchica”, ha sottolineato Felice Saladini, amministratore delegato di MeglioQuesto, realtà che ha applicato in maniera estesa lo smart working tra i suoi dipendenti. “Abbiamo riscoperto il valore della fiducia della formazione e l’importanza del dialogo sociale”, ha detto. Il terzo tavolo di confronto si è aperto con le testimonianze di ‘Vita agile dalle città’ e gli interventi dei sindaci di Milano, Beppe Sala, e di Bari, Antonio Decaro, e dell’assessora al Lavoro e alla Formazione del Comune di Roma, Claudia Pratelli. La discussione ha riguardato principalmente la sostenibilità ambientale e sociale del lavoro agile e gli effetti che sta producendo sulle città italiane.  

Sul rischio di spopolamento dei grandi centri come la città di Milano e sulla necessità di regolamentare il lavoro agile Sala ha commentato: “Trovare degli accordi tra governo, sindacati e imprenditori è la nuova sfida per le grandi metropoli come Milano che ha iniziato ad adottare la filosofia dello smart working già nel 2014. Bisogna andare oltre il bilancio di questi due anni di emergenza creando delle formule ibride e flessibili di lavoro agile che tengano conto di garanzie e tutele per i lavoratori. È fondamentale permettere ai residenti di vivere in maniera soddisfacente, godendo di tutte le opportunità offerte dalle grandi città che restano centri di aggregazioni e condivisone sociale. È perciò necessario trovare un accordo equilibrato tra le varie parti per assicurare tutele ai lavoratori e permettere una misurazione dell’efficacia di questo nuovo strumento per valutarne nel tempo performance e risultati”. 

Daniela Ducato, imprenditrice inserita nella top 10 dell’innovazione mondiale dal New York Times e consigliere indipendente di MeglioQuesto, ha segnalato anche l’urgenza della rigenerazione digitale in tutti i comuni italiani: “Abbiamo una rigenerazione urbana e dobbiamo accompagnarla con una rigenerazione digitale. I nostri borghi senza di esse saranno comunque condannati allo spopolamento. Con le infrastrutture digitali questo non accadrà ed è un passo che dobbiamo chiedere alla politica. E’ importante anche la tempistica in un cui questo viene realizzato”. La smart conference ha raccolto idee concrete per giungere a un documento di indirizzo che sarà poi consegnato al legislatore. I tempi sono ormai maturi per realizzare una riforma organica, sostenuta dalla contrattazione collettiva. 

 

(Adnkronos)