Si chiama sindrome da rientro ed è quella sensazione di malessere psicologico, talvolta anche fisico, che colpisce circa sei milioni di italiani, ogni anno, alla fine delle vacanze estive. Non è una patologia, ma un vero e proprio elemento di stress provocato dal ritorno alla routine quotidiana, fatta di lavoro, impegni, responsabilità. Secondo l’Istat la sindrome da rientro colpisce circa il 35% degli italiani e quindi almeno 1 su 3, dopo le ferie, prova disagio, agitazione e difficoltà di concentrazione, condizioni solitamente temporanee che svaniscono nel giro di alcuni giorni o al massimo poche settimane.
Settembre, dunque, per molti è il mese più difficile, quello della ripartenza, reso ancora più complesso dall’incertezza della situazione contingente legata al Covid, alle regole e alle restrizioni necessarie per mettere la nostra salute al riparo dal contagio. Esiste tuttavia un vademecum di metodi semplici e alla portata di tutti per ripartire, eliminare gradualmente quelle sensazioni spiacevoli e allo stesso tempo favorire l’equilibrio psico-fisico.
“Il trauma, come quello dovuto alla fine delle vacanze estive, è uno stimolo esterno troppo intenso e duraturo, quindi la prima cosa che va fatta è diluirlo. Il primo trucco mentale è dirsi che è già successo ed è stato superato tante volte; ricordare quanto accaduto negli altri settembre della nostra vita in cui, dopo le prime risposte emotive scomposte, siamo rientrati con rigore nel flusso degli eventi”, sottolinea Simone Rosati, esperto internazionale di formazione, motivatore, coach, trainer di intelligenza emotiva, che nella sua lunga carriera di formatore presso istituti di credito, multinazionali della moda, di information technology e molte altre aziende dagli Stati Uniti, passando per l’Europa, fino alla Cina, ha stilato un elenco di consigli utili per fronteggiare qualsiasi situazione fonte di stress nel quotidiano, tra cui la sindrome da rientro.
“La sensazione di essere travolti dalle cose da fare è a tratti allucinatoria. Questo significa che se devo mandare una mail, fare una telefonata, leggere un documento, partecipare a una riunione, scrivere la lista della spesa – cioè dieci differenti azioni da svolgere, tenute a memoria nella mente – queste avranno un peso enorme. Scriverle, stando in piedi su un foglio grande in ordine sparso come in alcuni appunti di Leonardo Da Vinci, equivale a uno svuota-tasche mentale, perché guardandole si possono raggruppare in categorie facilitandone l’esecuzione” dice ancora Rosati abituato, nei suoi corsi aziendali o one-to-one con amministratori delegati, capi d’azienda e manager, a misurarsi con il problema sia da un punto di vista pratico-razionale che emotivo.
“Mai trascurare le emozioni che proviamo, quindi è importante sollecitarle attraverso i cinque sensi: giocare con la vista, mettendo uno sfondo naturale sullo smartphone; con l’udito, la musica ha un impatto fortissimo e quindi basterà creare una playlist motivazionale. L’olfatto è lo stesso fondamentale: annusare profumi di agrumi o forti come la menta è di enorme aiuto ed energizzante in questa fase” aggiunge ancora Rosati.
Nel suo iter professionale Rosati ha incontrato top manager e CEO di molte aziende italiane ed internazionali, la cui mission era migliorare la produttività di un’impresa, l’organizzazione aziendale ed avvicinare le aziende ad un capitalismo più consapevole in cui si potesse migliorare il profitto, il benessere delle persone e del pianeta. Durante questi corsi in molti hanno riscontrato un vero e proprio cambiamento rivoluzionario di mindset, ovvero un nuovo atteggiamento mentale. E per questa ragione Rosati prende parte a convention e conferenze su scala globale, dove portare la sua visione frutto di anni di studio accademico e ricerche personali. Tra gli ultimi appuntamenti, quello del 23 settembre, in cui Rosati sarà tra i “keynote speaker” chiamati da HP per uno speech sul “Benessere mentale e la felicità al lavoro” a cui parteciperanno circa 400 persone da tutto il mondo.
Il benessere mentale si raggiunge alimentando il corpo “specialmente all’inizio del giorno, in cui va inserita una routine di pochi minuti. Appena svegli, bastano dieci secondi di saltelli sul posto che fanno bene al sistema linfatico, per poi focalizzarsi sul concetto di gratitudine, cioè concentrarsi sui punti positivi del giorno precedente, come un raggio di sole o la battuta di un amico. Ricordarsi di attivare la mente, cioè di essere nel presente, come anche il valore dell’allegria: basta guardarsi allo specchio e fare una risata o una smorfia per allentare le tensioni. Questi due minuti hanno una grande potenza – aggiunge Rosati- perché l’energia non si riceve solo dall’esterno, ma si sprigiona anche dall’interno”. E allora come coltivarla? “Per liberare la nostra energia emotiva, fa molto bene al mattino, magari durante la colazione, guardare dei video comici per scatenare la risata. Ridere rilascia endorfine e abbassa l’ansia che si scatena in questi momenti di ritorno, poi l’energia mentale, concentrarsi sul proprio corpo con un minuto di silenzio, e l’energia spirituale che è per tutti, religiosi, atei, agnostici, significa collegarsi ai propri grandi valori e durante la giornata farli rivivere in ciò che si fa”.
Anche se nel rientro alla normalità quotidiana siamo travolti dal flusso delle attività, Rosati suggerisce un motto da tener presente “rallentare per velocizzare, cioè riservarsi dei momenti della giornata, per esempio mangiare o svolgere un tipo di lavoro, in cui si rallenta volontariamente, farlo con lentezza. O ancora coltivare il silenzio. Per esempio in auto, spegnere la radio per alcuni minuti, perché molti studi scientifici confermano che il rumore sottrae forza di volontà” sottolinea Rosati che non dimentica un consiglio per affrontare al meglio anche la negatività della situazione pandemica.
“Il Covid è la sfida di questa generazione e dobbiamo viverla, ma abbiamo degli strumenti naturali inscritti nel nostro corpo che ci supportano. In natura, infatti, esistono delle strutture particolari che si rafforzano con gli urti e gli esseri umani sono come queste. Pensiamo ai nostri muscoli, che quando pratichiamo sport crescono proprio nel momento in cui si prova dolore. Il dolore ci costringe a fermarci, mentre le nostre fibre muscolari s’ingrandiscono. Trasformiamo allora il confronto, a volte fin troppo aspro, in dialogo. Il Covid ha inasprito le divergenze ma, anziché litigare guidati dal bisogno della certezza, cerchiamo la connessione con gli altri e attraversiamo con pienezza questo momento” che Rosati chiama “la transizione delle transizioni. Parliamo con gli altri per detonare ogni parossismo, ogni esagerazione. Dialoghiamo”.