(Adnkronos) – “Abbiamo ricevuto recentemente dal ministero del Lavoro i dati riferibili all’attività del 2022 e ci confermiamo ancora una volta il primo patronato con una quota di mercato che arriva a superare il 17,40%, a cui dovrà aggiungersi la premialità. I dati del 2023, che devono ancora essere certificati dal ministero e sono riferibili alle pratiche aperte, ci dicono che rispetto al 2022 abbiamo aumentato l’attività. Parliamo infatti di oltre 2 milioni e 700mila pratiche in Italia e circa 167mila pratiche nel resto del mondo, perchè avendo seguito i flussi d’emigrazione siamo presenti in altri 26 Paesi”. Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Michele Pagliaro, presidente del patronato Inca Cgil, sull’attività del Patronato.
“La nostra -ha spiegato Pagliaro- è una presa in carico totale del cittadino che si rivolge ai nostri servizi. E di queste pratiche, meno di un terzo sono quelle retribuite. Quindi ragionare sulla qualità significa soprattutto dare corso a quanto stabilito da un decreto del 2015, che non è stato mai applicato e che si chiama appunto ‘decreto qualità’ e poi significa anche intervenire sul paniere. Il paniere è l’insieme delle prestazioni che noi eroghiamo, molte delle quali andrebbero aggiornate perchè appunto nel corso di 23 anni il sistema è notevolmente cambiato”, ha aggiunto.
“L’Inca -ha ribadito Pagliaro- è un istituto fortemente specializzato nell’ambito dell’attività complessa e quindi tutta l’attività previdenziale è un punto di eccellenza”.
Come spiegano da Inca Cgil, “in virtù dell’importante ruolo sociale, la legge n. 152 del 2001 ha disposto che il finanziamento degli Istituti di Patronato, accreditati presso il ministero del Lavoro (attualmente 23), debba essere corrisposto sulla base della valutazione qualitativa e quantitativa della loro attività, operata dal ministero del Lavoro, cui è demandato quindi il compito di controllo e vigilanza. Il Fondo, che ne derivato da tali disposizioni, è dunque gestito dal ministero e si alimenta con una quota dei contributi previdenziali obbligatori versati dai lavoratori e imprese all’Inps. Ad ogni prestazione, che fa parte di un paniere complessivo di oltre cento prestazioni, viene attribuito un punteggio specifico; ed è sulla base di questo punteggio che vengono distribuite le risorse. Quindi, per le prestazioni, con punteggio zero, non è previsto alcun rimborso”.
Secondo Inca, “in base a questo criterio, che evidentemente risente di una qualche forma di obsolescenza, considerando le numerose misure aggiuntesi negli anni dai legislatori, ad oggi l’Inca nel solo anno 2023, si è vista riconoscere soltanto una percentuale minima (il 26,33%) dei rimborsi ministeriali rispetto al volume dell’attività complessivamente svolta”.
“Inoltre, c’è da precisare -spiegano da Inca- che la parte dell’attività non finanziata, preponderante del lavoro svolto, è rappresentata principalmente da interventi di natura consulenziale, non solo in ambito pensionistico, e da pratiche non contemplate nelle tabelle ministeriali, che consentono l’accesso ai cittadini e cittadine più svantaggiati a benefici economici e amministrativi (ad esempio, le diverse tipologie di bonus, che soprattutto durante la pandemia sono aumentati in maniera consistente), in molti casi di dimensioni territoriali. Sono numeri importanti che attestano la spiccata vocazione dell’Inca ad esercitare la propria mission oltre il perimetro delle attività per le quali corre l’obbligatorietà di offrire il servizio di assistenza, in base alle tabelle ministeriali, ma che vengono comunque lavorate a titolo totalmente gratuito”.